Uno dei dottori più illustri del nostro paese spiega le motivazioni per cui c’è lo stato d’agitazione da parecchio tempo
I medici in agitazione stanno creando non pochi problemi alla sanità, con gente che non sa più a che santo appellarsi quasi. Ma loro, i medici, cercando di far capire le loro intenzioni, tentano a più riprese di non creare più disagi del dovuto ai loro pazienti e vanno avanti con la loro battaglia. “Ho scioperato il 5 dicembre con i sindacati ospedalieri, quindi oggi ho lavorato ma con lo spirito ero al fianco dei colleghi anestesisti. Le ragioni che ci costringono a queste azioni di protesta sono le stesse“, la spiegazione del professor Domenico Gabrielli, primario della cardiologia del San Camillo-Forlanini di Roma, uno dei maggiori centri di riferimento per le malattie del cuore.
Gabrielli è un luminare, uno dei medici più in vista della capitale, ma non ha avuto problemi a incrociare le braccia per far valere le sue posizioni che sono le stesse degli altri che stanno scioperando e portando avanti la loro protesta. Gabrielli, è del 1961, laureato all’università Cattolica, presiede anche la Fondazione cuore di Anmco, associazione nazionale dei cardiologi ospedalieri. E ci tiene a spiegare quali siano le ragioni dello sciopero perché tanti, a suo dire, stanno dicendo cose inesatte: “Non solo di natura economica. Prima che essere pagati meglio, i medici della sanità pubblica vorrebbero avere la giusta considerazione che manca da anni“.
“Il medico non è più un lavoro che attrae e il futuro spaventa”
Il professor Gabrielli spiega nel dettaglio nell’intervista che ha rilasciato al Corriere della Sera e le sue motivazioni fanno anche riflettere: “Da troppo tempo i governi tendono a sottovalutare il grande sacrificio di una categoria valorizzata durante la pandemia e poi dimenticata. Sono preoccupato per il futuro. Il nostro ha smesso di essere un lavoro attrattivo. È difficile portare i giovani specialisti in ospedale a meno che non si tratti di grandi reparti di riferimento, come quello che dirigo”.
Gabrielli lamenta anche carenze di organico e la prospettiva dei giovani di avvicinarsi a questa professione che un tempo era una delle più ammirate e ricercate dai giovani, ma adesso non è più così da quanto dice il professor Gabrielli. “I cardiologi sono 29 su 34 e sono privilegiato perché altrove i primari fanno le guardie per coprire i buchi. E questo avviene sia a Nord che a Sud. La qualità del lavoro è pessima, abbiamo perso il rispetto di politici e pazienti“.