Polizia e Antimafia hanno sgominato un’associazione dedita all’immigrazione clandestina in Italia: al momento sono 27 gli indagati.
In pieno centro cittadino a Terni, in un’abitazione di soli 38 metri quadri, risultavano residenti 14 persone. Da qualche tempo all’Ufficio Anagrafe dello stesso Comune stavano pervenendo richieste di residenza o di cambio di residenza da parte di cittadini extracomunitari di Pakistan, Afghanistan, Egitto ed Iraq. Tutte le richieste erano finalizzate ad abitare in centro. Diversi elementi che hanno fatto scattare più di un campanello d’allarme.
La Procura di Terni ha dunque fatto partire degli accertamenti. A stretto giro, però, le indagini sono passate alla Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) di Perugia: il sospetto, fondato, era che ci si trovasse di fronte ad una vera e propria associazione a delinquere. Associazione capace di falsificare i documenti necessari al rilascio di un titolo di soggiorno e a favorire la permanenza di cittadini stranieri sul territorio nazionale e l’ingresso attraverso il ricongiungimento familiare.
All’alba di oggi la polizia di stato ha fatto partire l’operazione a Terni, Roma, Perugia, Frosinone, Macerata, Ascoli Piceno, L’Aquila, Teramo, Viterbo, Rieti, Grosseto, Siena. A capo del giro c’erano un 30enne egiziano e un 32enne del Bangladesh, entrambi posti agli arresti domiciliari. Obbligo di firma, invece, per un 58enne italiano. Oltre 100 operatori della polizia sono impiegati in numerose perquisizioni nei confronti di altre 25 persone indagate.
Secondo l’Antimafia l’egiziano, titolare di diverse attività commerciali, riusciva ad ottenere o a rinnovare il permesso di soggiorno a diversi soggetti stranieri, offrendo loro un “pacchetto” di servizi che si aggirava intorno al 4mila euro l’uno. Il 30enne procurava locazioni per richiedere la residenza grazia alla complicità del 58enne, titolare di un’agenzia immobiliare che registrava i contratti presso l’Agenzia delle Entrate. Gli stranieri richiedevano perlopiù per la prima volta il soggiorno per asilo politico (o il suo rinnovo).
O per protezione sussidiaria, ovvero la trasformazione del permesso di soggiorno di cui erano titolari in quello di lungo periodo. Ciò era possibile anche attestando la loro posizione lavorativa. Gli extracomunitari risultavano quindi titolari di ditte individuali per attività non specializzate di lavori edili o volantinaggio. Oppure risultavano assunti in autolavaggi e barbieri, oppure direttamente alle dipendenze dello stesso 30enne. Attività che avevano sede legale nella residenza dell’egiziano dove gli investigatori non hanno mai riscontrato alcuna ditta presente.
Il 30enne egiziano è risultato in rapporto, tra gli altri, con alcuni proprietari di casa, 7 cittadini italiani, e con altri stranieri che a vario titolo lo supportavano. Ad esempio accompagnando gli stranieri presso gli immobili e ritirando dagli stessi il denaro pattuito). Il 32enne del Bangladesh, risultato titolare di partita iva per attività di consulenza amministrativa, si occupava delle pratiche amministrative necessarie ai diversi cittadini stranieri interessati. Come già accennato, esisteva un vero e proprio tariffario che variava a seconda della pratica necessaria per ogni singolo straniero interessato.
I pagamenti venivano effettuati a volte in più soluzioni, anche attraverso bonifici, di frequente effettuati dall’estero, in particolare dalla Francia. Le abitazioni locate in maniera fittizia si trovavano oltre che a Terni anche a Narni, Stroncone ed Arrone. Nel corso delle disposte perquisizioni, infine, sono stati posti sotto sequestro numerosi telefoni cellulari e cospicua documentazione. Quest’ultima sarà analizzata: si sospetta che il giro sia ancor più ampio di quello portato allo scoperto.
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