Sono iniziati oggi nel carcere milanese di San Vittore gli interrogatori di garanzia degli ultras di Inter e Milan arrestati due giorni fa nel maxi blitz condotto da Polizia e Gdf
Un’inchiesta che ha scoperchiato un mondo parallelo e sotterraneo sulle reali dinamiche con le quali i vertici delle curve si garantivano introiti economici rilevanti col business di biglietti e tessere per entrare allo stadio. Non soltanto quindi tifo, colore e calore per la propria squadra del cuore, ma anche pressioni, minacce e tentativi di estorsione se non venivano compresi anche loro nel vorticoso giro di denaro che ruota intorno ad una partita di calcio.
Sono cominciati questa mattina nel carcere milanese di San Vittore gli interrogatori di garanzia di alcuni degli ultras di Milan e Inter arrestati due giorni fa in seguite alle indagini che hanno svelato gli affari illeciti, dal bagarinaggio sui biglietti fino alle estorsioni su parcheggi e catering a San Siro, le violenze e un patto tra le due curve, la Nord e la Sud, in nome dei business illegali.
Estorsione e vendita di biglietti, il pizzo sui parcheggi intorno al Meazza, nonostante una rivalità sbandierata durante le partite, cartelli comuni fatti invece dalle due frange opposte degli ultrà di Inter e Milan per spartirsi i proventi sulle vendita di bibite e gadget all’interno dello stadio in particolare nel settore solitamente occupato proprio dal tifo più caldo. Richieste quasi intimidatorie agli stessi tesserati delle due società per arrivare ad accaparrarsi i biglietti introvabili e per questo da rivendere a peso d’oro di semifinali o finalissime di Champions League. Insomma, un vero e proprio “mondo di sotto” il campo di calcio dove regolarmente si giocano le partite, quello emerso dopo un blitz di Polizia e Guardia di Finanza nei giorni scorsi nell’ambito delle indagini partite in seguito all’omicidio di Antonio Bellocco, volte a sgominare le infiltrazioni mafiose all’interno della tifoseria organizzata delle squadre milanesi e che ha portato all’arresto i 19 persone e a decine di perquisizioni nei confronti di membri delle tifoserie organizzate di Inter e Milan.
Associazione a delinquere, con l’aggravante del metodo mafioso, estorsione, lesioni e altri reati gravi, riconducibili al giro d’affari legato all’ambiente calcistico. Queste le accuse contestate alle persone che in questo momento sono custodite nel carcere di San Vittore. I primi quattro convocati oggi per l’interrogatorio preliminare davanti al gip di Milano Domenico Santoro, si sono avvalsi della facoltà di non rispondere: Andrea Beretta, leader della Curva Nord interista, e Francesco Lucci, fratello del noto capo della Curva Sud milanista, hanno preferito mantenere il silenzio, mentre Riccardo Bonissi e Luciano Romano hanno scelto di non rispondere alle domande del gip, lasciando così in sospeso le accuse di estorsioni e traffici illeciti che gravano su di loro. Gli Interrogatori proseguiranno sia nel pomeriggio che nella giornata di domani, in tutto sono state 19 le misure cautelari eseguite di cui 16 in carcere e 3 ai domiciliari.
Ovviamente anche la Giustizia sportiva sta seguendo con particolare attenzione lo sviluppo dell’inchiesta per capire se siano riscontrabili atteggiamenti e contatti non regolari tra i tesserati delle due società e le persone indagate cosa vietata. Giuseppe Chinè e la procura della Federcalcio infatti, subito dopo il blitz dei magistrati della Procura di Milano si sono subito attivati richiedendo gli atti in modo da verificare la condotta di tesserati e l’operato dei club. Il procuratore della Federcalcio appena possibile esaminerà le carte dell’inchiesta provando a vedere cosa possa riferirsi agli articoli 4, 25 e 27 del codice di giustizia sportiva, ossia i commi che normano i principi di lealtà, correttezza e probità in ogni rapporto accostabile con l’attività sportiva.
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