Italia attaccata sul David di Michelangelo: “E’ illegale”

E’ in corso una vera e propria battaglia politico istituzionale intorno ad una delle opere d’arte più amate e conosciute del nostro territorio: “E’ in corso un’indagine”

Esistono delle opere d’arte rappresentative di un’intera nazione. Delle figure che da sempre rappresentano un vanto e un simbolo della nostra cultura: il Colosseo, e le innumerevoli Piazze che abbelliscono la capitale, gli Uffizi a Firenze, il Duomo a Milano, la Mole Antonelliana a Torino e le sculture che da sempre rappresentano al meglio la nostra cultura. Intorno ad una di queste, da sempre, si sono accesi i dibattiti più feroci.

Polemiche infinite sul David di Michelangelo. La scultura italiana al centro di una vera e propria guerra- Cityrumors.it

Il David di Michelangelo è da sempre una delle opere d’arte più conosciute e apprezzate. Con un’altezza di oltre 5 metri, si tratta di una scultura in marmo: unica al mondo. Oggi, la gigantesca scultura nuda è un simbolo dell’apice del Rinascimento italiano, ma ha scatenato reazioni e polemiche all’estero. Alcune scuole statunitensi hanno addirittura parlato di pornografia, dichiarando che i figli non dovrebbero studiarla. Parole che hanno fatto rabbrividire gli esperti di arte e i rappresentanti della cultura nostrana e internazionale.

Ma al di là delle polemiche legate all’aspetto dell’opera, e alle censure che qualche benpensante ha immaginato di imporre, intorno al David di Michelangelo è scoppiata un’altra bufera, che arriva dall’estero. Qualcuno sta pensando di eliminare intorno all’opera, i diritti d’autore, considerandola di dominio pubblico e non di stretta pertinenza del nostro Paese. “Vogliono toglierci il David di Michelangelo”, hanno iniziato ad urlare gli esperti. Un urlo che nasconde una grande verità.

Intorno al David di Michelangelo, una figura imponente nella cultura italiana sin dal suo completamento nel 1504, si sta scatenando una vera e propria guerra. Da una parte la voglia della Galleria dell’Accademia di salvaguardarne lo splendore (evitando la sua mercificazione esagerata), dall’altra la voglia di considerarlo un bene di tutto il mondo, senza veri e propri padroni.

T-shirt e costumi che rievocano il David di Michelangelo e che hanno portato le autorità a protestare – Cityrumors.it

Le battaglie della Galleria dell’Arte

I curatori temono che il significato religioso e politico della statua  venga sminuito dalle migliaia di calamite per frigoriferi e altri souvenir venduti in giro per Firenze e incentrati sui genitali del David. La direttrice della Galleria dell’Accademia, Cecilie Hollberg, si è erta a difensore del David sin dal suo arrivo al museo nel 2015, prendendo rapidamente di mira coloro che traggono profitto dalla sua immagine, spesso in modi che lei considera “svilenti”. Da molti è stata considerata una sorta di paladina che combatte contro la mercificazione dell’opera d’arte, ponendosi al primo posto nella guerra contro i venditori ambulanti e i gestori di negozi di souvenir che vendono grembiuli con la figura nuda della statua, magliette che la ritraggono impegnata in gesti osceni Su richiesta di Hollberg, la Procura di Firenze ha avviato una serie di cause giudiziarie invocando il Codice dei Beni Culturali, che protegge i tesori artistici dall’uso denigratorio e commerciale non autorizzato.

L’Accademia ha vinto centinaia di migliaia di euro di danni dal 2017, ha detto Hollberg. “C’è stata grande gioia in tutto il mondo per questa vittoria davvero unica che siamo riusciti a ottenere, e domande e richieste da ogni parte su come abbiamo fatto, per chiedere consigli su come muoverci”, ha dichiarato entusiasta. Seguendo il suo esempio, altri musei hanno svolto e vinto delle azioni legali per la protezione dei loro capolavori: come l’Uomo vitruviano di Leonardo, il David di Donatello e la “Nascita di Venere” di Botticelli.

La battaglia sul dominio pubblico

Decisioni che sono state ampiamente contestate perchè mettono in discussione la prassi, ampiamente diffusa, secondo la quale i diritti di proprietà intellettuale sono protetti per un periodo specifico prima di diventare di dominio pubblico – la vita dell’artista più 70 anni, secondo la Convenzione di Berna firmata da più di 180 Paesi tra cui l’Italia. Più in generale, le decisioni sollevano la questione se le istituzioni debbano essere arbitri del gusto e fino a che punto la libertà di espressione sia limitata. “Non solleva solo questioni legali, ma anche filosofiche. Che cosa significa patrimonio culturale? Quanto si vuole imporre alle istituzioni su idee e immagini che sono di dominio pubblico?”, ha dichiarato Thomas C. Danziger, noto avvocato specializzato in mercato dell’arte con sede a New York. Ha citato la famosa serie di Andy Warhol ispirata all’“Ultima Cena” di Leonardo. Intendete impedire ad artisti come Warhol di creare un’opera derivata?”. ha chiesto Danziger. “Molte persone vedrebbero questo provvedimento come un accaparramento di terreno da parte dei tribunali italiani per controllare e monetizzare opere d’arte di pubblico dominio che non sono mai state destinate a essere pagate”. Il codice culturale italiano è insolito per la sua portata, in quanto estende essenzialmente in perpetuo il copyright dell’autore al museo o all’istituzione che lo possiede.

Il David di Michelangelo, seguito ogni anno da migliaia di turisti e appassionati – Cityrumors.it

L’esempio del Vaticano

Il Vaticano ha protezioni legislative simili per i suoi capolavori e chiede rimedi attraverso il suo sistema giudiziario per qualsiasi riproduzione non autorizzata, anche per uso commerciale e per danneggiare la dignità dell’opera, ha detto un portavoce. Altrove in Europa, la Grecia ha una legge simile, adottata nel 2020, che richiede un’autorizzazione per l’utilizzo di immagini di siti o manufatti storici per uso commerciale e vieta l’uso di immagini che “alterano” o “offendono” i monumenti in qualsiasi modo. Il museo francese del Louvre, che ospita alcuni capolavori spesso replicati come la “Monna Lisa” e la Venere di Milo, fa notare che la sua collezione risale per lo più a prima del 1848, il che li rende di pubblico dominio secondo la legge francese. I tribunali hanno discusso se la legge italiana violi una direttiva dell’Unione Europea del 2019 che stabilisce che qualsiasi opera d’arte non più protetta dal diritto d’autore cade nel pubblico dominio, il che significa che “tutti dovrebbero essere liberi di fare, usare e condividere copie di quell’opera”. La Commissione europea non ha affrontato la questione, ma un portavoce ha dichiarato all’Associated Press che sta attualmente verificando “la conformità delle leggi nazionali che attuano la direttiva sul copyright” e che esaminerà se il codice dei beni culturali italiano interferisce con la sua applicazione.

Hollberg ha vinto la sua prima causa contro i bagarini che usavano l’immagine di David per vendere pacchetti d’ingresso a prezzo maggiorato davanti alle porte dell’Accademia. Ha anche preso di mira GQ Italia per aver inserito  il volto di una modella sul corpo di David, e il marchio di moda di lusso Longchamp per la sfacciata edizione fiorentina della sua borsa “Le Pliage” con i dettagli più intimi di David. Longchamp ha fatto notare che la raffigurazione era “non priva di ironia” e ha detto che la borsa era “un’opportunità per esprimere con divertita leggerezza la forza creativa che ha sempre animato questa meravigliosa città”. Nonostante le tante cause portate avanti, l’immagine del David è sempre presente. “Mi dispiace che ci sia così tanta ignoranza e così poco rispetto nell’uso di un’opera che per secoli è stata lodata per la sua bellezza, per la sua purezza, per i suoi significati, per i suoi simboli, per realizzare prodotti di cattivo gusto, di plastica”, ha detto Hollberg.

Numerose le autorità che ogni anno visitano l’opera. Nella foto Angela Merkel, ex Cancelliere tedesco – Cityrumors.it

Sulla base di questa situazione e forte di una migliore tecnologia dei motori di ricerca, l’ente privato custode del Duomo di Firenze ha iniziato a perseguire le imprese commerciali che utilizzano la famosa cupola per scopi non autorizzati e talvolta denigratori, tra cui biancheria intima maschile e femminile. Finora le lettere di cessazione sono state sufficienti per ottenere il rispetto delle regole senza ricorrere ai tribunali, aggiungendo mezzo milione di euro (541.600 dollari) in più all’anno a un fatturato di 30 milioni di euro (32 milioni di dollari), ha dichiarato Luca Bagnoli, presidente dell’Opera di Santa Maria del Fiore. Siamo generalmente a favore della libertà di espressione artistica”, ha dichiarato Bagnoli. “Quando si tratta di copie reinterpretate, diventa un po’ più difficile capire dove finisce la libertà artistica e dove iniziano i nostri diritti di immagine”.

Il Codice dei beni culturali italiano, nella sua forma attuale, è in vigore dal 2004 e, sebbene i casi di Hollberg non siano stati i primi, hanno rappresentato un’accelerazione, secondo gli esperti. La giurisprudenza è ancora in fase di sperimentazione. Un tribunale di Venezia ha ordinato alla Ravensburger, azienda tedesca produttrice di puzzle, di smettere di utilizzare l’immagine dell'”Uomo Vitruviano”, nel primo caso che coinvolge un’azienda al di fuori dell’Italia. La sentenza ha implicitamente respinto l’argomentazione di Ravensburger secondo cui la legge sarebbe incompatibile con la direttiva UE sul diritto d’autore.

 

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