Le rubano la borsa con dentro le foto e dei braccialetti ricordo della piccola figlia morta di leucemia a soli tre anni. La mamma lancia un appello per riavere indietro anche solo gli oggetti della bimba
Un furto, un borseggio, come tanti ne accadono nelle nostre città, lascia sempre un sapore amaro perchè veniamo privati di oggetti personali di valore, come soldi, il cellulare, le carte di credito o un orologio, ma quando ci portano via l’ultimo ricordo che avevamo di una persona a noi tanto cara, allora quel sapore amaro diventa disperazione.
Il 17 novembre, a Roma, qualcuno ha rubato la borsa di un’insegnante di scuola primaria, Barbara Farella. Dentro, tra le altre cose, c’erano due braccialetti e alcune foto della figlia Dalila, morta di leucemia nel 1998 a tre anni.
Sono tragedie dalle quali è difficile riprendersi. Sono ricordi che vuoi custodire in un angolo del cuore. La signora Barbara è un’insegnante di 56 anni che abita a Talenti, quartiere nel quadrante a nord di Roma. La donna da più di una settimana oramai vive un vero e proprio incubo, dopo che la sua automobile è stata oggetto di furto e le è stata portata via la sua borsa. Non sono i soldi o i documenti a creare ansia e preoccupazione, ma i ricordi struggenti della sua piccola figlia che custodiva all’interno della borsa, in particolare una foto e dei braccialetti. La figlia, Dalila, era la primogenita di Barbara, data alla luce venticinque anni fa, ma venuta a mancare per una grave forma di leucemia quando aveva solo 3 anni. Per questo la donna ha voluto lanciare un appello prima tramite un cartello affisso al cancello di un parco e poi sui social. “Per te queste cose non hanno valore, ma per me erano vitali, erano un modo per sentirla vicina a me”, ha scritto.
La piccola morì nel 1998 stroncata dalla leucemia e da quel momento la vita di Barbara è stata una continua convivenza con un dolore senza fine, nonostante la nascita, diversi anni dopo, della secondogenita Angelica. Questo amore infinito ed eterno era custodito anche in questi piccoli oggetti che la donna infatti portava sempre con se. Così, in preda alla disperazione, ha deciso di scrivere una lettera e diffonderla sui social e nel quartiere Talenti: “A te che hai rubato la mia borsa vorrei fare un appello o meglio farlo al tuo cuore», è scritto. «Per te queste cose non hanno valore, ma per me erano vitali. Non portarli – si legge – ad un compro oro. Te li ripago io oppure potresti farmeli riavere anche in forma anonima presso la scuola Renato Fucini che si trova nei pressi del parco oppure dai carabinieri. Io sono Barbara e lei è la piccola Dalila”. Firmato: “Una mamma disperata”.
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