Le Nazioni Unite hanno lanciato un vero e proprio appello chiedendo aiuti economici e pratici per oltre tre milioni di popolazione: “Oltre il 70% della popolazione a livelli mai visti”
Un appello chiaro, che fotografa una situazione di grande emergenza. Le Nazioni Unite scendono in campo per garantire aiuto, assistenza e tutto ciò che può risultare utile alla popolazione di Gaza, costretta a vivere una situazione di estrema povertà e difficoltà. L’organizzazione umanitaria ha specificato le enormi problematiche che la popolazione sta vivendo e ha chiesto un aiuto concreto. Non solo in termini economici.
Lo stato in cui milioni di persone vivono a Gaza è davvero preoccupante. Per questo motivo le Nazioni Unite sono scese in campo, lanciando un vero e proprio appello. Circa tre milioni di palestinesi si trovano in una condizione disumana e necessitano di sostentamento: economico, finanziario e legato ad interventi di prima e immediata necessità. Alla popolazione infatti non mancano solo i soldi, ma anche i primi e più funzionali servizi per poter vivere in condizioni dignitose.
Secondo le nazioni Unite, gli abitanti della striscia di Gaza hanno necessariamente bisogno di almeno 2,8 miliardi di dollari, oltre ad altri aiuti, di tipo pratico. Numerose famiglie si trovano costrette ad affrontare una carestia mai vista e nel bel mezzo di una guerra che sembra senza fine, non possono accontentarsi solo di un sostentamento economico. Servono infatti alimenti, servizi igienici, acqua pulita e una serie di strutture sanitarie, che in questo momento scarseggiano.
L’analisi dell’Onu: attaccati ospedali e strutture mediche. A Gaza non esistono più università
Andrea De Domenico, capo dell’ufficio umanitario delle Nazioni Unite per Gaza e la Cisgiordania, ha dichiarato ai giornalisti che sono necessarie “operazioni massicce” per ripristinare questi servizi e soddisfare gli standard minimi – e questo non può essere fatto durante le operazioni militari. Ha sottolineato la distruzione di ospedali, impianti idrici e sanitari, case, strade e scuole, aggiungendo che “non c’è una sola università in piedi a Gaza”. De Domenico ha detto che la seconda grande operazione militare di Israele, terminata di recente, all’ospedale Shifa, la più grande struttura medica di Gaza, è stata così distruttiva che la struttura è stata costretta a chiudere. A titolo di esempio, si è chiesto quale fosse l’obiettivo militare nell’abbattere uno scanner per la risonanza magnetica che esamina parti del corpo e può rilevare tumori. Ha detto che la sua squadra ha avuto a che fare con “una scena di terrore” all’ospedale, con colleghi delle Nazioni Unite e palestinesi che aiutavano le persone a cercare di riconoscere i membri della famiglia dalle scarpe o dai vestiti sui “resti dei cadaveri”.
Una situazione che ha portato l’Organizzazione intergovernativa, ad aprire gli occhi e ad intervenire con forza, nel tentativo di portare un aiuto concreto ad una popolazione in grossa difficoltà. Israele ha promesso di aprire più valichi di frontiera a Gaza e di aumentare il flusso di aiuti dopo che i suoi attacchi con i droni hanno ucciso sette operatori umanitari della World Central Kitchen che stavano consegnando cibo nel territorio il 1° aprile scorso. Le uccisioni sono state condannate dai più stretti alleati di Israele e hanno accentuato le critiche alla condotta di Israele nella guerra con Hamas, che dura da sei mesi e che è stata scatenata dall’attacco a sorpresa del gruppo estremista nel sud di Israele, che ha ucciso circa 1.200 persone e ne ha prese in ostaggio altre 250. L’offensiva israeliana a Gaza mirava ad aumentare il flusso di aiuti verso Gaza. L’offensiva israeliana a Gaza, volta a distruggere Hamas, ha causato devastazioni diffuse e ucciso oltre 33.800 persone, secondo i funzionari sanitari locali.
Il modo in cui Israele blocca gli aiuti umanitari
Anche gli Stati Uniti, da sempre alleati di Israele, hanno cercato di spingere verso la pace. Il presidente Biden ha più volte cercato di imporre a Netanyahu un piano di pace. Le Nazioni Unite spingono per cercare di trovare un aiuto concreto alle popolazioni palestinesi che lottano tra mille difficoltà. De Domenico ha parlato di segnali di “buona intenzione” da parte di Israele di far arrivare più assistenza umanitaria a Gaza, citando l’apertura di un valico a nord, che potrebbe essere sfruttato per affrontare e migliorare la carestia di cibo anche attraverso la possibile apertura di nuovi negozi. Su tutti alcune panetterie che potrebbero sorgere in zona.
Ma le Nazioni Unite continuano a spingere Israele a fare di più. Sono necessari nuovi aiuti, sia dal punto di vista economico che strutturale. I funzionari dell’Onu hanno continuato a sottolineare i dinieghi e i ritardi israeliani alle richieste effettuate nei giorni precedenti. De Domenico ha sottolineato come il il 41% delle richieste delle Nazioni Unite che richiedevano di passare attraverso i posti di blocco israeliani, sono state negate durante la settimana dal 6 al 12 aprile. Ha poi ricordato come la scorsa settimana un convoglio dell’agenzia ONU per l’infanzia UNICEF e del Programma Alimentare Mondiale dell’ONU, è stato colpito dal fuoco incrociato in un’area che avrebbe dovuto essere sicura. De Domenico ha detto che i convogli spesso trascorrono ore ai posti di blocco e vengono sgomberati solo nel pomeriggio, troppo tardi per effettuare le consegne e tornare in sicurezza nelle ore diurne.
Oltre il 70 % della popolazione soffre livelli di fame mai visti
Secondo i responsabili dell’Onu, questo tipo di atteggiamento viene messo in opera per non permettere loro di intervenire e allo stesso tempo per far passare un messaggio diverso. “Sappiamo come operiamo, questo modo di fare permette agli israeliani di negare che ci siano stati intoppi, quando in realtà ci sono”. De Domenico ha ribadito che le Nazioni Unite continueranno ad impegnarsi “perchè il nostro obiettivo è davvero quello di risolvere il problema e consegnare gli aiuti”. I dati evidenziati dall’Onu sono preoccupanti e chiari: le recenti rilevazioni, parlano di una carestia imminente nel nord di Gaza, dove il 70% delle persone sta soffrendo livelli di fame mai visti. Una situazione catastrofica.
Il recente rapporto stipulato dalle Nazioni Unite ha parlato di un’escalation della guerra, che potrebbe spingere metà dei 2,3 milioni di abitanti di Gaza sull’orlo della fame. De Domenico ha detto che l’appello delle Nazioni Unite è stato ridotto da 4 miliardi di dollari a causa delle difficoltà nel far arrivare gli aiuti a Gaza – e soprattutto nel farli arrivare alle persone che ne hanno più bisogno. Ha detto che il 90% dei 2,8 miliardi di dollari richiesti per il resto dell’anno è destinato a Gaza e il 10% alla Cisgiordania, che ha visto una recrudescenza della violenza e degli attacchi dei coloni. –