Questa mattina è scattata un’operazione antimafia a Palermo: sono state arrestate due persone nell’ambito di un’inchiesta della Dda.
In manette sono finiti il boss Michele Micalizzi e l’imprenditore Mario Mancuso. Il primo è uno storico appartenente alla famiglia mafiosa di Partanna Mondello, esponente di spicco del mandamento di San Lorenzo, più volte condannato, tra l’altro, per associazione mafiosa Micalizzi ha 75 anni ed è il genero dello storico capomafia Rosario Riccobono, nemico di Totò Riina. Tornato in libertà nel 2015 dopo 20 anni di carcere, e dopo aver trascorso un periodo di tempo a Firenze, nel 2023 è stato nuovamente arrestato nell’ambito dell’operazione “Metus” in quanto accusato di aver scalato i vertici della cosca mafiosa. Mancuso era invece il capo della Magi srl, dichiarata fallita nel 2021, che gestiva le gelaterie a marchio Brioscià.
Le indagini della guardia di finanza del comando provinciale di Palermo e della Direzione Distrettuale Antimafia (Dda) del capoluogo siciliano sono partite proprio nell’ambito del fallimento della Magi. I due sono infatti accusati, a vario titolo di concorso esterno in associazione mafiosa, estorsione aggravata dal metodo mafioso, trasferimento fraudolento di valori e bancarotta fraudolenta. All’alba di oggi sono scattate anche perquisizioni e sequestri nei confronti di sei indagati. Complessivamente sono stati apposti i sigilli a beni per un milione e mezzo di euro
L’inchiesta ha portato alla luce i rapporti d’affari tra Micalizzi e Mancuso. Il boss, secondo le forze dell’ordine e la magistratura, avrebbe esercitato un pervasivo potere di controllo sulla società. Il boss sarebbe intervenuto in prima persona sia nella scelta del personale da assumere che delle strategie da perseguire a livello aziendale. A sua volta l’imprenditore avrebbe tratto significativi benefici economici da tutto ciò. È riuscito espandere sul territorio la propria rete commerciale, anche attraverso la costituzione di nuove imprese dopo il fallimento della Magi nel 2021.
L’infiltrazione della mafia nel settore del gelato: la protezione e gli utili
Il cosiddetto “uomo d’onore”, in più occasioni, si sarebbe prodigato per risolvere questioni private dell’imprenditore, ma non solo. Avrebbe anche ricercato finanziamenti e nuovi locali per l’apertura di ulteriori punti vendita. E gli avrebbe garantito “protezione” rispetto a richieste estorsive avanzate da altri esponenti mafiosi. Le gelateria, inoltre, dovevano assicurare continui utili al sodalizio mafioso, destinati, tra l’altro, al sostentamento dei detenuti e dei loro familiari. Tali condotte avrebbero inciso notevolmente sulla situazione finanziaria della fallita. Sono state riscontrate fuoriuscite di denaro prive di giustificazione, per un importo complessivo di euro 1.511.855,60.
“L’odierna operazione – si legge in una nota della guardia di finanza – testimonia l’impegno costantemente profuso dai militari al fine di contrastare ogni possibile tentativo di infiltrazione mafiosa nel tessuto economico-produttivo, nell’ottica di garantire al mercato le necessarie condizioni di legalità e competitività”.