Proseguono le indagini per chiarire il mistero attorno all’uccisione della 33enne Sharon Verzeni a Terno d’Isola.
Sul caso sono in campo da alcune ore anche i carabinieri del Ros che si occupano di indagini per crimini violenti. I militari del Ris di Parma, invece, stanno analizzando gli abiti della vittima, una maglietta e dei pantaloni di una tuta. Sono alla ricerca di eventuali tracce di materiale genetico diverso dal suo e anche alcuni coltelli trovati nella zona. Al vaglio l’eventuale compatibilità con l’arma del delitto. Le indagini sono coordinate dal sostituto procuratore Emanuele Marchisio.
L’aggressione è avvenuta nella notte tra il 29 ed il 30 luglio in via Castegnate a Terno d’Isola, dove la 33enne viveva da tre anni insieme al compagno, Sergio Ruocco, idraulico 37enne. Stando alle ricostruzioni la donna ha chiamato il 112, riuscendo a dire: “Aiuto! Sono stata accoltellata“. È poi stata rinvenuta a terra ed è stata trasportata in codice rosso all’ospedale “Papa Giovanni XXIII” di Bergamo, dove è deceduta.
Dall’autopsia è emerso che la vittima è stata colpita da quattro coltellate, tre delle quali risultate mortali, e che non è riuscita a difendersi. Una coltellata l’ha raggiunta al petto mentre le altre tre alla schiena con la lama che ha raggiunto i polmoni provocando una grave emorragia. Le urla di Sharon, insomma, sarebbero state udite da due persone, che non si sono però rivolte ai carabinieri.
“Ho sentito il rumore che sembrava di una frenata e di una ripartenza. – ha raccontato alla stampa una donna che abita vicino a via Castegnate – Al momento ho pensato ai soliti ragazzi. Poi, non so dire di preciso quanto tempo dopo, ma poco, ho sentito chiedere ‘aiuto, aiuto’. Allora ho alzato la tapparella, ho visto la donna a terra, dall’altra parte della strada e due ragazzi fermarsi per soccorrerla”. Simile anche la testimonianza di un’altra donna.
Dall’autopsia non sono infatti emersi segni di difesa e tantomeno di una colluttazione, se non su un braccio, dove sono state trovate tracce di ecchimosi, compatibili però potenzialmente anche con l’attività dei soccorritori. Quando Sharon è stata infatti raggiunta dal personale del 118 era ancora viva. Al Ris di Parma è stato inviato anche il materiale rinvenuto sotto le unghie della vittima, nell’ipotesi che Sharon sia comunque riuscita magari a graffiare il suo assassino.
Il compagno di Sharon Verzeni: “Nulla la preoccupava”
I militari si stanno occupando di analizzare le immagini delle telecamere, pubbliche e private, acquisite dai colleghi dell’Arma territoriale di Bergamo e Zogno, per cercare di trovare qualche elemento utile. Nelle immagini è emerso che circa una decina di persone si sarebbe aggirata, a piedi, in bici, in auto, nella zona attorno a via Castegnate più o meno quando Sharon Verzeni veniva ammazzata. Alcuni di loro sono già stati rintracciati e sentiti.
“Non c’era niente che la preoccupasse. – ha raccontato Ruocco, il compagno di Sharon, al Corriere della Sera – Ho chiesto anche alle sue colleghe al lavoro. Speravo che le indagini portassero a qualcosa più velocemente, ho chiamato e mi hanno detto che stanno facendo il possibile. Bisogna lasciarli lavorare. Capitava che Sharon andasse a camminare la sera per il caldo, da sola oppure qualche volta con me. Ma se avessi saputo che sarebbe uscita a quell’ora, non l’avrei lasciata”.