Da leggenda a reietto per la propria Nazione: Hakan Sukur è stato costretto a fuggire dalla Turchia e oggi fa l’autista e vende libri
Gli appassionati di calcio ricorderanno bene le gesta di Hakan Sukur. Attaccante turco che con la maglia della Nazionale ha realizzato ben 51 gol, diventando uno dei migliori marcatori di sempre. Gran parte della sua carriera il classe 1972 l’ha giocata nel Galatasaray, arrivando a segnare 295 reti nelle due parentesi in giallorosso. Prima nel 1995 e poi dal 2000 al 2002 ha giocato anche in Italia, più precisamente, con il Torino, l’Inter e infine il Parma, ma senza riscuotere altrettanto successo. Nonostante sia tra le più grandi leggende calcistiche della Turchia, però, da anni Sukur non può più rimettere piede nella sua Nazione.
Alcune vicissitudini con il capo del governo Recep Tayyip Erdogan, lo hanno costretto a essere esiliato dalla sua terra natìa. In particolar modo, l’ex calciatore è perseguitato per un suo presunto legame con uno dei più grandi oppositori di Erdogan, il religioso Fethullah Gulen che con un grande seguito tempo fa tentò un clamoroso colpo di stato. La presunta vicinanza religiosa tra i due sarebbe legata a delle dichiarazioni del giocatore che in conferenza stampa ammise: “Sono di origini albanesi, quindi non completamente turco“, prima di criticare aspramente l’operato del Presidente. Tanto sarebbe bastato per etichettarlo come ‘nemico’ e cacciarlo dal territorio.
Com’è oggi la vita di Sukur?
“È il mio Paese. Amo la mia gente, anche se le loro idee su di me sono distorte dai media controllati” – ha spiegato ai microfoni del New York Times nel 2018. Oggi Sukur ha 51 anni. Vive negli Stati Uniti, in California, e qui principalmente svolge due lavori per sopravvivere: “Sono un autista Uber e vendo libri“, aveva rivelato nel 2020 a Welt am Sonntag. Per aiutarsi a sostenere le ingenti spese l’ex bomber ha anche una terza professione. Ricopre il ruolo di allenatore di calcio in un club locale. Aiuta i ragazzi offrendogli le proprie conoscenze e capacità, restando in contatto con il mondo che ama.
Una situazione che spera presto possa risolversi, almeno trovando dei mestieri più stabili, anche a livello economico. A dire il viero già qualche anno prima dei tentativi c’erano stati. Aveva provato ad aprire una caffetteria, ma non aveva funzionato, ed è stato costretto a chiudere. Un destino simile al tentativo messo in atto poco più tardi, ovvero quello di tirare su una panetteria, ma anche questa non riscosse successo e fallì. Il suo sogno nel cassetto, però, è quello di poter tornare a casa, facendo capire al proprio popolo che: “Non ho mai fatto nulla di illegale, non sono un traditore o un terrorista“, come qualcuno vuole far credere, come rivelano i motivi che lo hanno obbligato a lasciare la sua terra.