Ieri il leader politico di Hamas Ismail Haniyeh è stato ucciso con un attacco aereo israeliano a Teheran, capitale dell’Iran.
Il raid ha scatenato reazioni a livello internazionale. La risposta sarebbe imminente, tanto che l’Iran ha già chiuso il proprio spazio aereo. Ciò che non è chiaro, però, è con quanta forza Teheran attaccherà Israele e se calibrerà il raid per evitare un’escalation del conflitto in Medio Oriente. L’Iran ha già colpito Israele nella notte tra il 13 ed il 14 aprile scorsi, utilizzando più di 300 tra droni, missili balistici e da crociera. In quel caso la rappresaglia è avvenuta in risposta al bombardamento del consolato dell’Iran a Damasco, in Siria, e la maggior parte degli armamenti è stata neutralizzata.
L’ordine di attaccare direttamente Tel Aviv è arrivata stavolta nell’ambito di una riunione di emergenza del Consiglio supremo per la sicurezza nazionale dell’Iran. La Guida suprema dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei ha anche disposto la preparazione dei piani di difesa nel caso in cui il conflitto si allarghi. Due le ipotesi allo studio dei militari. Un attacco combinato di droni e missili su obiettivi militari nelle vicinanze di Tel Aviv e Haifa; oppure un attacco coordinato dall’Iran e da altri fronti, tra cui Yemen, Siria e Iraq.
La Repubblica islamica dell’Iran, infatti, ha già mobilitato le forze nella regione in Libano, Siria, Iraq e Yemen, ovvero il cosiddetto “Asse della resistenza”. Si tratta di milizie sciite nella regione a cui Teheran fornisce armi, denaro e addestramento. Milizie, gli Houthi yemeniti e gli Hezbollah libanesi su tutte, che circondano di fatto Israele. E sono già coinvolte nel conflitto dopo l’attacco di Hamas del 7 ottobre 2023 che ha scatenato la guerra nella Striscia di Gaza, tuttora in corso.
Sono in corso in queste ore a Teheran intanto i funerali di Ismail Haniyeh che saranno presieduti proprio da Ali Khamenei. Il leader di Hamas sarà poi sepolto a Doha, in Qatar, dove viveva in esilio. In piazza ci sono migliaia di persone in corteo: tra la folla le bandiere palestinesi, iraniane e le bandiere gialle del gruppo militare Hezbollah. Haniyeh si trovava in Iran per partecipare alla cerimonia di insediamento del presidente iraniano Masoud Pezeshkian. Poche ore prima dell’uccisione di Haniyeh, Israele ha ucciso anche un importante comandante di Hezbollah, Fuad Shukr a Beirut, in Libano.
Le diplomazie europee e statunitensi sono già al lavoro per evitare l’allargamento del conflitto dopo l’assassinio di Ismail Haniyeh. L’Iran ieri ha anche chiesto una riunione urgente del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Ha chiesto ai Paesi membri di adottare delle misure immediate per rendere responsabile Israele per una violazione del diritto internazionale e valutare la possibilità di sanzioni.
Teheran ha poi indirizzato una lettera al segretario generale dell’Onu Antonio Guterres. Nella missiva si sottolinea che l’assassinio “non sarebbe potuto accadere senza l’autorizzazione e il supporto degli Stati Uniti”. E che “non esiterà ad esercitare il proprio inalienabile diritto all’autodifesa”. Gli Usa, però, tramite il proprio rappresentante alle Nazioni Unite Robert Wood hanno fatto sapere di non essere coinvolti nell’attacco e di non esserne a conoscenza.
Anche l’ambasciatore israeliano presso l’Onu Gilad Erdan è intervenuto dichiarando che i leader iraniani stanno lavorando per porre fine a Israele e al popolo ebraico chiedendo al mondo si sostenere Israele. “Giorni difficili sono in arrivo. – ha detto poi il premier israeliano Benjamin Netanyahu in un discorso televisivo – Dopo l’attacco a Beirut, le minacce risuonano da ogni dove. Siamo pronti per ogni scenario e resteremo uniti e determinati“.
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