Andrea Cecchini, del sindacato Italia Celere: “Una consigliera Regionale toscana ha detto che ci siamo meritati gli sputi. Un’offesa a chi serve lo Stato ed è morto per il nostro Paese”
“In questo momento credo di rappresentare l’animo di tutti i poliziotti italiani, che stanno soffrendo per tutto ciò che è successo. Di fronte ad un ordine legittimo, non possiamo pagare noi. E sentire dire da una consigliera regionale, che gli sputi in faccia ai poliziotti erano meritati, oltre ad essere parole umilianti, non fanno altro che denigrare, gettare fango e umiliare l’intera categoria, che è fatta anche di uomini e donne che hanno perso la vita e lasciato soli i loro familiari, per servire il nostro Paese”. Andrea Cecchini, portavoce di Italia Celere, uno dei principali sindacati della Polizia italiana, è durissimo nei confronti di Silvia Noferi, Consigliera Regionale in Toscana del Movimento 5Stelle.
La Noferi, nel corso di un dibattito regionale e parlando dei poliziotti impegnati a Pisa, durante gli scontri con i manifestanti, ha dichiarato: “Avranno anche preso degli sputi, ma io credo che se li siano anche meritati. Credo che sia il minimo. E’ molto facile andare con il casco e il manganello contro i ragazzini inermi e disarmati “. Poi, di fronte alle proteste degli altri consiglieri, ha rincarato: “Io aspetto il video di questi sputi, perchè ancora non li ho visti”, ha ribadito.
“Non conosco personalmente questa signora politica né ho intenzione di conoscerla ma resto sempre di più dell’idea che se non fosse per noi Poliziotti questo Paese sarebbe davvero nel pieno caos. Di certo non sono i politici a rappresentare il bello ed il bene del Paese; si deve insegnare ai giovani che la Pace vera non si cerca sputando in faccia ai Poliziotti e quelle bandiere sono, sempre più, la scusa per poter fare quel che si vuole”, ha ribadito Cecchini, che ai nostri microfoni ha poi aggiunto: “Le parole di questa politica vanno a denigrare un’intera categoria che è formata da persone che ogni giorno si mettono una divisa e iniziano a lavorare, sapendo benissimo che potrebbe essere l’ultimo giorno che vedono i loro figli o la loro famiglia. Chi fa questo lavoro sa che ogni giorno si lavora in questo modo: che non esistono orari, che non esistono luoghi certi, visto che ci sono spostamenti continui. Ma tutti l’hanno accettato di buon grado e servono lo Stato”.
Come ha reagito quando ha sentito quelle parole?
“Non sapevo se ridere, se piangere, se vomitare… Parlo a nome mio, ma idealmente credo di rappresentare tutti i poliziotti italiani, io pretendo le dimissioni di questa persona. Le scuse non servono a nulla. Questa persona qui, ha fatto una cosa troppo grave. Ha infangato l’onore e la dignità della Polizia italiana: l’unica istituzione civile e democratica del Paese, che da sempre è stata istituita per la tutela, l’ordine e la sicurezza pubblica. Parole che fanno scopa con quelle dette in diretta tv da un altro professore universitario”.
A chi si riferisce?
Al professor D’Orsi, che a Quarta Repubblica ha detto che i poliziotti italiani negli anni settanta si drogavano prima di andare a fare servizio nelle manifestazioni. Queste due dichiarazioni dimostrano che in questo Paese l’opinione pubblica si basa su una disinformazione spaventosa. Piuttosto che esaltare chi tutti i giorni si sacrifica per il bene degli altri, si preferisce dare spazio a persone così. Che rilasciano dichiarazioni misere”.
Non crede che gli attacchi siano arrivati dopo che qualche agente ha commesso qualche errore?
“Ma anche se ci fosse stato qualche errore da parte di qualche poliziotto, è necessario gettare fango su tutta la categoria?”.
Faceva riferimento alla disinformazione…
“La disinformazione crea un’opinione pubblica che porta la gente comune ad odiare i poliziotti. La situazione che si sta generando è davvero pericolosa. Ora, chi davvero è in pericolo, è la polizia di Stato italiana, che sa bene di essere diventata oggetto di attacchi, minacce, insulti, da parte di chiunque: manifestanti, ultras, ladri che pretendono l’impunità anche dopo aver fatto una rapina”.
Ma in questo caso gli attacchi arrivano più dalla politica, che dall’opinione pubblica…
“Si è creata una commistione tra manganello e politica. Pensate alle parole della neo presidente regionale sarda, che ha detto che in Sardegna si è risposto con le matite alle manganellate. Credo che ci sia in questo momento storico ci sia da riflettere tanto”.
In che modo?
“Servono sicuramente regole d’ingaggio e protocolli operativi per la Polizia: su questo sono d’accordissimo. Ma serve una riflessione seria sulla politica, che in Italia non c’è più da tanto, troppo tempo. Meritiamo una politica seria, che sia in grado di fare il bene del Paese. E dopo aver ascoltato le parole della Onofri sono molto dubbioso che esistano ancora politici seri. Un politico può certamente dire che alcuni poliziotti hanno sbagliato. Le critiche sono giuste. Ma non può dire che i poliziotti meritano gli sputi. Quello è inaccettabile, perchè ogni volta che vedo quel video e sento quelle parole, mi vengono in mente i miei amici colleghi, che sono morti con quelle divise addosso”.
Avete paura che qualcuno possa sfruttare questa situazione?
“Dalla disinformazione esce fango e si da la possibilità di crearne ancora. Un gruppo di anarchici hanno assaltato una caserma a Torino e ferito un ispettore di polizia, distruggendo una volante. Ecco perchè la politica invece di abbassare i toni e cercare di riportare l’ordine democratico, continua ad alimentare la vergogna che c’è in questo Paese. Si butta alcool su una fiamma che potrebbe essere spenta, alla luce dell’operato della stragrande maggioranza dei colleghi, e invece si cerca di farla esplodere ancora di più. Qualcuno sta alimentando tutto ciò. I politici italiani stanno campando sulle fatiche dei poliziotti italiani. Quando operiamo nel giusto, se ne prendono il merito, quando sbagliamo, usano i nostri errori per guadagnarne in voti e visibilità”.
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