Si celebra oggi, lunedì 18 marzo, la giornata nazionale in memoria delle vittime dell’epidemia di coronavirus. Una giornata istituita nel 2021 per “conservare e rinnovare la memoria di tutte le persone decedute” a causa della pandemia da Covid-19. Si è scelta questa data in modo simbolico, per ricordare uno dei momenti più drammatici della nostra recente storia. Il 18 marzo del 2020, in piena pandemia, i mezzi pesanti dell’Esercito Italiano viaggiarono in fila, per la rimozione di centinaia di bare depositate presso il cimitero monumentale di Bergamo. L’epidemia del Coronavirus ha generato una “crisi” che “è suonata terribile esperienza delle sfide di fronte alle quali può trovarsi l’umanità e di come solo una risposta coordinata a livello globale sia stata in grado di farvi fronte, con l’accelerazione nella messa in opera delle più recenti scoperte della ricerca in cui protagonista è stata l’Unione Europea”, ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. “Lo sforzo sinergico e solidale delle Istituzioni ad ogni livello” ha consentito di arginare un nemico intangibile all’insegna di una rinascita globale”, aggiunge.
A distanza di quattro anni da quei drammatici eventi, l’Italia si interroga su ciò che è accaduto in quei giorni e fa i conto con problemi ancora irrisolti. “Nella maggior parte dei casi si guarisce dopo qualche mese, ma ci sono pazienti che anche a distanza di 3 anni continuano a stare male”, ha confermato Matteo Tosato, responsabile dell’Unità operativa Day Hospital post-Covid, Fondazione Policlinico Gemelli Irccs di Roma. Anche in Italia ci sono numerose persone, colpite da Long Covid. Uno stato di salute inaspettato, che porta molti pazienti a fare i conti con i sintomi del Covid, anche a distanza di tempo dalla fine della malattia.
Il Long Covid non si è verificato solo in Italia. In numerosi stati europei, si sono vissute situazioni incredibili: malattie lunghe e difficili da debellare. Uomini, donne, anziani e bambini, che si sono trascinati i sintomi per lungo tempo. Uno status che ha portato a proteste e manifestazioni significative. La più evidente si è vissuta nell’ultimo week end in Belgio, dove centinaia di persone si sono ritrovate in piazza per protestare. Il Paese entrò per la prima volta in lock down proprio il 18 marzo del 2020. In questa data significativa, molti pazienti, che ancora combattono con i sintomi della malattia, si sono riuniti domenica al Mont des Arts per chiedere ai politici di prestare maggiore attenzione alla malattia.