Una nuova malattia sta mettendo paura e nasce in Congo: tutto quello che c’è da sapere e come bisogna comportarsi
Un nuovo allarme sanitario arriva dal Congo. Lì, una misteriosa malattia ha già provocato decine di morti, mettendo in stato di allerta i sistemi sanitari di tutto il mondo. Il virus – ancora non identificato – sembra colpire soprattutto bambini e ragazzi, causando gravi anemie e un tasso di mortalità stimato all’8%. Ma i numeri sono incerti, e con essi anche il reale livello di pericolosità.
La scienza è al lavoro, ma la situazione, almeno per ora, resta avvolta dal dubbio. La malattia si è manifestata a Panzi, una delle zone più remote e povere del Congo, dove la carenza di strutture sanitarie e la denutrizione diffusa rendono la popolazione locale particolarmente vulnerabile.
Al momento si contano 27 morti confermati su 382 contagiati nei presidi sanitari e altri 44 decessi non verificati nei villaggi limitrofi, per un totale di circa 70 vittime. Numeri preoccupanti, ma che riflettono anche l’assenza di cure mediche adeguate: molte vite si sarebbero potute salvare con interventi tempestivi.
Le autorità congolesi, però, gettano acqua sul fuoco. Come riportato dall Ministero della Salute, l’epidemia è contenibile grazie al facile isolamento geografico della regione. Panzi, infatti, è raggiungibile solo dopo ore di viaggio, per lo più attraverso sentieri impraticabili, soprattutto nella stagione delle piogge. Anche il conflitto tra le milizie locali complica l’intervento, rallentando l’arrivo di aiuti da Kinshasa.
La risposta dell’OMS e l’Italia in allerta
Febbre alta, mal di gola, tosse e difficoltà respiratorie: sintomi che richiamano influenze e polmoniti. A fare la differenza è una grave anemia, con livelli di emoglobina pericolosamente bassi.
Gli esperti ipotizzano un’infezione da Mycoplasma pneumoniae (si tratta di un batterio che attacca l’apparato respiratorio). In alternativa, una febbre emorragica simile a Ebola o Congo-Crimea. “Potrebbe essere un nuovo virus, ma è troppo presto per dirlo”, spiega Matteo Bassetti, infettivologo del Policlinico San Martino di Genova.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità si è attivata con l’invio di esperti e materiale diagnostico. Sul campo sono iniziate le prime indagini epidemiologiche e la raccolta di campioni per identificare il patogeno. Anche l’Italia monitora la situazione, nonostante l’assenza di voli diretti con il Congo: “La sorveglianza è alta, ma il rischio di diffusione internazionale è basso”, rassicura Bassetti.
Il Congo, con la sua foresta equatoriale e la ricca biodiversità, è spesso teatro di fenomeni come lo spillover, il passaggio di virus dagli animali all’uomo. “Queste situazioni vanno affrontate con attenzione, ma senza allarmismi”, osserva Carlo Perno del Bambino Gesù di Roma.
La malattia di Panzi, oggi, è una sfida aperta. La scienza cerca risposte, ma il tempo è un fattore cruciale. Per il momento, l’epidemia sembra circoscritta, ma resta il monito di quanto le fragilità sanitarie e sociali possano amplificare qualsiasi emergenza.