Sono settimane convulse in Georgia, dove sono in corso proteste del popolo contro l’ultimo disegno di legge del governo
Tbilisi si trasforma in uno scenario di guerra. Da una parte i manifestanti che da due settimane sono in protesta contro il governo per un disegno di legge – basato sul modello russo – che vuole mettere a tacere ogni voce critica. Dall’altra la polizia, in assetto antisommossa, che ha assalito i civili durante una protesta pacifica usando gas lacrimogeni, proiettili di gomma e idranti. Uno scontro feroce che si è ripetuto dopo i fatti similari di ieri sera. Da quando il partito oggi al potere – Sogno Georgiano – ha presentato il testo al parlamento a metà aprile, migliaia di georgiani sono scesi in piazza per esprimere il proprio dissenso.
Non sono servite a nulla le proteste risalenti a solo un anno fa. Quando apparentemente la voce dei cittadini era riuscita a respingere una proposta di legge simile, seppur differente in alcuni aspetti. Così come non è servito lo scetticismo proveniente dalla sede del Parlamento Europeo. Da Bruxelles le istituzioni mostrano la propria preoccupazione e minacciano pubblicamente la Georgia. Una mossa di questo tipo potrebbe portare alla revoca dello status di Paese candidato nel dicembre 2023 a integrarsi nell’UE. Tuttavia, il primo ministro filorusso Kobakhidze ha affermato che il governo non cambierà idea ed è pronto a insistere sulla linea scelta, costi quel che costi.
L’aggressione a politici e giornalisti
Si delinea così il contesto che stiamo vivendo. L’opposizione e i manifestanti scendono in strada per far valere la propria opinione. Supportati della presidente filoeuropea Salome Zurabishvili. Il governo risponde con la forza e la violenza, mandando gli agenti a sopprimere ogni dissapore. Nessuna pietà per chi prova a dar valore alle proprie parole. Tutti coloro che si trovano sul luogo rischiano di diventare vittime della furia dei poliziotti. Non vengono risparmiati neanche i giornalisti. Come i fotografi dell’agenzia di stampa AFP, presenti per documentare gli eventi, che raccontano di esser stati percossi ripetutamente con dei bastoni di gomma.
Una sorte simile a quella toccata a Levan Khabeishvili. Presidente del partito d’opposizione Movimento Nazionale Unito – di cui fa parte anche l’ex presidente incarcerato Mikheil Saakashvili – e unitosi ai georgiani nelle piazze, è stato manganellato e ha dovuto ricorrere a cure mediche immediate.
— Levan Khabeishvili (@LKhabeishvili) April 30, 2024
Le sue fotografie, che stanno facendo il giro dei social, sono state trasmesse anche sulla televisione nazionale. Il suo volto insanguinato lo ha reso simbolo di una rivolta che rischia nei prossimi giorni di farsi sempre più accesa e di uscire presto dai confini nazionali.