E’ necessario proseguire con il mantenimento dei figli dopo i 18 anni? Su questo ci sono idee contrastanti, la legge chiarisce i dubbi.
Separarsi non è mai semplice, a volte però può diventare la soluzione migliore se il rapporto tra i due coniugi prevede in modo quasi costante litigi e ripicche. Se si hanno dei bambini piccoli questo finisce per creare un ambiente malsano tra le mura domestiche, che alla lunga è difficilmnete tollerabile. Non cambia poi molto se la prole è cresciuta, anzi in questo caso possono sorgere delle dispute anche in merito ai soldi gli eredi devono percepire.
Spesso ci si chiede se il mantenimento dei figli debba proseguire dopo i 18 anni, età in cui si diventa maggiorenni, anche se non sempre autonomi sul piano economico. Chi studia, infatti, potrebbe non avere ancora conseguito il diploma e decidere poi di proseguire frequentando l’università, che spesso ha costi non indifferenti. Sapere cosa preveda la legge in questi casi è quindi provvidenziale per chiarire ogni disputa che può emergere.
E’ davvero necessario proseguire con il mantenimento dei figli dopo i 18 anni?
Il mantenimento dei figli è una delle questioni più dibattute, spesso all’origine anche di cause in Tribunale, che può portare a scontri accesi tra le parti. A volte infatti un genitore può opporsi quando ritiene che il figlio stia cercando di approfittare della situazione, magari sostenendo di non riuscire a trovare lavoro, anche se in realtà non si sta impegnando troppo nella ricerca.
Capire cosa preveda la legge in questi casi può essere determinante per avere le idee chiare su diritti e doveri di ognuno. L’articolo da avere come riferimento in questi casi è il 147 del Codice Civile, secondo cui i genitori hanno il dovere di mantenere istruire ed educare i propri figli fino a che sono minorenni. Cosa accade quindi quando sono maggiorenni, ma magari potrebbero avere bisogno di qualcuno che possa pagare loro gli studi?
In questo caso si dovranno versare gli alimenti al figlio, ma solo se si verificano alcune condizioni:
- decide di continuare a studiare con profitto;
- termina il percorso di studi, ma si impegna per trovare un lavoro.
E’ quindi concesso a un giovane decidere di non studiare all’università, ma gli deve essere dato il tempo necessario per trovare un’occupazione, cosa che non è evidentemente sempre così immediata. Un ragionamento simile dovrà valere anche una volta conseguita la laurea, non è consentito rifiutare offerte fino a che non si trova qualcosa di corrispondente ai propri studi.
La Cassazione, che fa quindi giurisprudenza, ha eliminato in maniera ancora più precisa ogni controversia sul tema. Chi è ormai diventato maggiorenne deve dimostrare di avere bisogno del mantenimento e di avere fatto tutti gli sforzi possibili per rendersi indipendente sul piano economico, ma senza risultato.
Secondo la Suprema Corte l’obbligo dei genitori di garantire al mantenimento ai figli cessa definitivamente quando questi raggiungono l’età lavorativa e non presentano gravi forme di inabilità lavorativa ai sensi della Legge 104/1992. In genere l’età lavorativa viene fatta coincidere con i 30 anni, anche se ci sono sentenze che hanno innalzato questo limite a 35 anni.