Migliaia di giovani hanno organizzato una protesta significativa contro la rielezione di Vladimir Putin: ecco cosa sono riusciti a realizzare, nonostante le minacce del Governo
Che Vladimir Putin fosse confermato come presidente russo per i prossimi sei anni, era fuori discussione. Che la votazione destasse polemiche, e che la sua vittoria venisse contestata in tutto il mondo, alla luce dell’impossibilità di trovare un candidato alternativo, era altrettanto pronosticabile. Il successo di Vladimir Putin ha scatenato le reazione dei (pochi) oppositori, pronti a realizzare una manifestazione pacifica. Un modo per far sentire il proprio dissenso e far capire a tutto il mondo, che una grande parte della Russia, non vedeva di buon occhio ciò che dai seggi stava per emergere.
Il silenzio che regnava all’interno delle scuole che ospitavano i seggi elettorali, era quasi disarmante. E’ stato rotto all’improvviso dall’arrivo di centinaia e centinaia di giovani: si erano dati appuntamento alle ore 12; hanno formato una lunga fila che si estendeva lungo le vie che portavano ai seggi ed hanno bloccato la strada. Volevano manifestare pacificamente: far capire a tutto il mondo che disapprovavano la rielezione di Vladimir Putin. La maggior parte erano giovani di età compresa tra i 25 e i 40 anni, ed erano tutti lì per lo stesso motivo: il tanto atteso “Mezzogiorno contro Putin”.
Si è trattato di una protesta pacifica, ma forte: migliaia di ragazzi e ragazze hanno fatto capire che l’88% dei voti presi da Putin (secondo le fonti governative ufficiali) non rappresentavano il pensiero comune della Russia. Hanno raggiunto i seggi seguendo le indicazioni delle opposizioni, che avevano invitato la popolazione a recarsi alle urne l’ultimo giorno delle elezioni alle 12, con l’obiettivo di realizzare una protesta, attraverso una potente dimostrazione di forza legale contro il presidente Putin.
Il singolare modo di protestare e di evitare gli arresti
Questa iniziativa, guidata dal politico liberale Maxim Reznik e precedentemente sostenuta da Alexei Navalny prima della sua morte, ha ottenuto il sostegno della sua vedova, Yulia.“Vogliamo che questo periodo buio finisca. Vogliamo un futuro chiaro e normale“, si legge sul sito web della campagna. “Ma noi, cittadini del nostro Paese, con il nostro dolore e la nostra speranza, non siamo percepiti né dalle autorità né dagli altri. Dimostreremo agli altri e vedremo con i nostri occhi che siamo molti. Possiamo diventare una forza che non può nascondersi dietro percentuali disegnate”. Le autorità avevano minacciato di intervenire, nel caso in cui avessero trovato persone pronte a manifestare nel giorno delle votazioni. I protestanti si sono quindi ingegnati. L’unico modo per potersi radunare, era farlo nei pressi dei seggi, dove gli assembramenti erano considerati legali (a causa delle persone che si recavano a votare).
Di fronte a questa ondata di persone, gli addetti ai seggi sono stati costretti ad intervenire. Di fronte alle imponenti file che si sono create, hanno chiesto alla polizia di aumentare il numero delle persone che potevano entrare contemporaneamente ai seggi. Un modo per cercare di far defluire la folla ed evitare che venisse promosso il messaggio che gli oppositori avevano creato. I manifestanti sembravano seguire un codice; Nessuno ha rilasciato dichiarazioni ufficiali. L’atto di protesta doveva esserci. Solo la voce di un giovane si è levata dalla folla: “Siamo venuti in memoria di Navalny”, ha detto, e si è messo rapidamente le cuffie, come se fosse nervoso e un po’ pentito di aver parlato (anche in inglese). Gli altri lo guardati sorpresi e sollevati dal fatto che avesse espresso ciò che tutti volevano dire.
Una protesta condivisa da Navalny e dalla vedova
Navalny è morto il 16 febbraio in una colonia penale artica, in circostanze incerte. Ha rischiato una condanna a 19 anni con l’accusa di estremismo e frode, considerata una persecuzione dai suoi alleati. Alcuni accusano il Cremlino di essere dietro la sua morte, anche se un referto medico ha stabilito che è stata dovuta a “cause naturali”. Le minacce del Governo (la polizia aveva parlato di arresti e detenzione fino a cinque anni di galera, per coloro che fossero stati pescati a manifestare il giorno delle elezioni) hanno portato i manifestanti ad usare tutte le precauzioni necessarie per non essere scoperti. Ma la prudenza non è bastata. Secondo l’ONG russa per i diritti umani, OVD-info, la polizia ha arrestato circa 74 persone in tutto il paese per azioni di protesta legate alle elezioni presidenziali. Inoltre, alcuni residenti di Mosca hanno denunciato che il governo stava adottando misure per scoraggiare l’evento, ad esempio celebrando la Maslenitsa (tradizione russa) contemporaneamente alla convocazione.
Ma l’affluenza alle urne nelle principali città russe è stata molto alta. “Sì. Sono venute molte più persone. Molto più di quanto ci aspettassimo”, ha aggiunto un’altra donna in fila. Esattamente 12 ore dopo, Putin è apparso davanti alle telecamere in una conferenza stampa e ha dato la sua opinione sulla protesta. “Finché ci sarà stato un invito a venire a votare, li loderò per questo. Io stesso ho invitato la gente ad andare alle urne. Se l’opposizione la pensava allo stesso modo, ben fatto. A quanto ho capito, questo non ha avuto alcun effetto. Ma alcuni hanno incasinato le schede elettorali, questo è brutto, hanno deciso di rovinare quelle persone che sono venute a compiere il loro dovere civico. Questo non è democratico”, ha detto.
“Il popolo russo ha paura delle rappresaglie”
Anche se in altre regioni della Russia – come la repubblica di Chuvashian – non c’è stata molta partecipazione, il “Mezzogiorno contro Putin” ha avuto un grande impatto in tutto il mondo. Le immagini sui social media hanno mostrato lunghe file ai seggi elettorali per i russi di diversi paesi del mondo. A Berlino, Yulia Navalnaya è andata a votare all’ambasciata russa e i partecipanti hanno mostrato il loro sostegno e hanno scattato foto con lei. Secondo gli esperti, attraverso questi atti, i cittadini russi stanno rendendo evidente la loro crescente stanchezza per le politiche repressive di Putin. Ma la paura c’è ancora. “La paura è pervasiva: per le loro vite, per le loro famiglie, per il loro lavoro.. Non vogliono essere arrestati o perdere il lavoro”, ha detto in un’intervista Andrei Kolesnikov, esperto del Carnegie Endowment, il think tank americano che ha dovuto chiudere i suoi uffici di Mosca. “Quando gli viene permesso di farlo, i russi non esitano a sostenere le posizioni anti-Cremlino”.
Lionel Ingram, esperto del sistema politico russo presso l’Università del New Hampshire, sostiene che l’azione di questi elettori potrebbe indurre Putin a riflettere attentamente sui suoi prossimi passi. “Questa sarebbe una confutazione più ovvia che votare per un avversario e più sicura di altre azioni, come distruggere la scheda elettorale”, ha detto. “Il fatto che così tante persone si siano fatte avanti non può che essere interpretato come un grande rifiuto. Il modo in cui Putin risponderà a tali atti sarà significativo. Preferisco non fare congetture su quello che farà. Tuttavia, sono sicuro che potrebbe influenzare la loro decisione su una nuova mobilitazione”, ha aggiunto l’esperto. Nel frattempo, la Russia avrà altri sei anni di Vladimir Putin. Nella Piazza Rossa sono già iniziati i preparativi per i festeggiamenti, organizzati lo stesso giorno in cui si festeggerà il 10° anniversario dell’annessione della Crimea: palchi, bandiere e decine di posti di sicurezza hanno circondato il Cremlino, e il governo si aspetta che migliaia di persone partecipino al festival.