Rosa Vespa, qualcuno potrebbe averla aiutata nel rapire la neonata dalla clinica. Gli investigatori percorrono questa strada: cosa non torna
È ormai a casa con i suoi genitori e sta bene la neonata rapita, a solo un giorno di vita, dalla clinica del Sacro Cuore. A portarla via Rosa Vespa con il marito Aqua Moses, che però è stato scagionato dalle accuse in seguito alla confessione della donna che, di fronte agli inquirenti, avrebbe detto di aver fatto tutto da sola. Qualcosa, però, continua a non tornare a chi indaga: ecco tutti i dubbi.
Oggi in carcere con l’accusa di sequestro, Rosa Vespa durante un colloquio con gli investigatori ha totalmente sollevato il marito Aqua Moses da tutte le colpe, ammettendo di aver pensato ed organizzato tutto in completa autonomia e rivelando quindi di aver circuito anche lui, convincendolo che fosse davvero incinta. Secondo chi indaga, però, la 51enne avrebbe avuto dei complici: ecco cosa non torna.
La squadra mobile di Cosenza si sta concentrando su ogni dettaglio per fare luce sulla vicenda della neonata rapita dalla clinica del Sacro Cuore e ritrovata poi quattro ore dopo presso l’abitazione di Rosa Vespa e Aqua Moses, dove nel frattempo erano iniziati i festeggiamenti per la nascita di quello che, a detta della coppia, era il loro primogenito. Secondo quanto si sa al momento, per tutti i nove mesi di finta gravidanza Rosa Vespa avrebbe mostrato al marito ecografie, referti di visite e di analisi del sangue e ricette per visite ginecologiche, nonché il foglio di dimissioni dalla clinica del Sacro Cuore dove gli aveva detto che aveva partorito.
A supportare la tesi della donna, secondo la quale il marito sarebbe del tutto esente da colpe, anche i messaggi trovati nella chat con lui, nella quale lo rassicurava in merito all’andamento del travaglio. A far sospettare gli investigatori della presenza di un complice, però, un messaggio strano, inviato a Moses da un numero sconosciuto: “Sua moglie è partorita, tutto bene. Un bimbo di kg 3,250. Tra un po’ la faccio chiamare. Parto naturale, nessun punto“.
Secondo gli investigatori, qualcuno potrebbe aver aiutato Rosa Vespa nell’organizzare tutta quella documentazione con la quale, lungo i nove mesi di finta gravidanza, avrebbe convinto il marito e tutta la famiglia di essere davvero incinta. Al momento, quindi, si sta cercando di ricostruire la rete di contatti della donna, soprattutto in relazione alla possibilità che dei finti medici le abbiano procurato le ricette ed i referti con i quali ha ingannato tutti. Da verificare e provare, inoltre, l’effettiva buona fede di chi, di fronte a queste prove grossolane, non ha avuto alcun dubbio.
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