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Cronaca

Neonati sepolti, la sociologa a Cityrumors: “Necessaria perizia psichiatrica per Chiara”

Siamo disponibili h24 e 7 giorni su 7 su tutto il territorio nazionale. Una rete esiste, rivolgetevi a noi affinché casi come quello di Chiara non si ripetano più”. 

Mentre proseguono gli accertamenti della Procura di Parma sul caso dei corpi dei due neonati seppelliti in giardino a Vignale di Traversetolo, Flavia Munafò, sociologa clinica, terapeuta e direttrice dello sportello di ascolto e prevenzione Socio Donna a Roma, si rivolge alle giovani donne che potrebbero trovarsi nella situazione di Chiara.

Neonati sepolti, le parole della sociologa Flavia Munafò (Ansa Foto/Web) – cityrumors.it

La ragazza è indagata a piede libero per omicidio premeditato e occultamento di cadavere. Ma cosa sarebbe successo se si fosse rivolta a uno sportello femminile? Ai nostri microfoni Munafò spiega: “Innanzitutto sarebbe stata supportata da un punto di vista psicologico, pratico e legale. Se si fosse scoperto che aveva problemi ad esporre alla famiglia e al fidanzato la sua situazione, avremmo aperto una rete a sostegno per cercare di parlare e integrare la sua famiglia e quella del fidanzato – che nel caso di Chiara si era anche resa disponibile – Si sarebbero poste tutte le pratiche, come facciamo ogni giorno con tutte le ragazze che si rivolgono a noi”. 

La sociologa si sta ponendo le stese domande di investigatori e inquirenti. Com’è possibile che Chiara, la ragazza 22enne – che avrebbe dato alla luce entrambi i piccoli – abbia affrontato la gravidanza senza che nessuno se ne accorgesse? E quali sono le motivazioni di questa ragazza, definita perfetta e sana?

Sto cercando le parole da giorni”, dichiara Munafò. “La cosa che più mi sconvolge è come non se ne sia accorto nessuno. Leggo che negli ultimi tempi mangiava pochissimo per non ingrassare. Una ragazza così perfetta ha un comportamento disfunzionale e nessuno si preoccupa?”, si domanda l’esperta.

L’ipotesi di altre persone coinvolte: “È plausibile”

Il gip nei giorni scorsi ha respinto la richiesta di misura cautelare nei confronti di Chiara, perché mancava l’ipotesi di reiterazione, ma in quel momento non si era ancora a conoscenza dell’esistenza di un altro neonato. Non si esclude quindi, che dopo il ritrovamento del cadavere del secondo bambino, la sua posizione non possa cambiare.

Per la Procura di Parma nessuno era a conoscenza di entrambe le gravidanze, neppure la famiglia e il fidanzato. Tuttavia nelle ultime ore sta emergendo l’ipotesi che non abbia fatto tutto da sola. “È plausibile pensarlo – dichiara Munafò – anche perché a 22 anni si è veramente inesperti, per quanto internet ci aiuti, e lei abbia googlato “come abortire per la seconda volta”. 

Non è escluso che nei prossimi giorni possano emergere nuovi dettagli e misure cautelari su eventuali persone coinvolte. Stando alla Procura, la ragazza non sarebbe stata seguita da un ginecologo e avrebbe partorito da sola nel bagno di casa.

Chiara “non ha pensato che se questa cosa fosse venuta fuori, qualcuno avrebbe potuto cercare nelle sue ricerche di internet. Quindi non ha capito la gravità della situazione, non ha dato ad essa il giusto peso”. 

Flavia Munafò (Foto di Cityrumors.it) – cityrumors.it

Uno degli aspetti che più ha sconvolto l’opinione pubblica in questi giorni è che Chiara fosse una ragazza “perfetta”. Proviene da una famiglia “sana”, studia all’Università e ha un fidanzato e una vita tranquilla. Ma “la perfezione non esiste” e spesso nasconde “irrisolti” e altri problemi, come spiega la sociologa Munafò. “Una ragazza di 22 anni non può essere perfetta. È connaturato nella crescita dell’individuo. Spero che le venga fatta una perizia psichiatrica, perché probabilmente qualcosa dietro si nasconde”. 

Chi affronta una gravidanza con difficoltà non è sola. Molti ospedali ad esempio, permettono alle madri di partorire in totale anonimato e lasciare il bambino alle cure del personale sanitario. Oppure è possibile portare il piccolo alle Culle per la vita.
Noi siamo disponibili h24 e 7 giorni su 7 su tutto il territorio nazionale. Dove non arriviamo, ci appoggiamo ad altre strutture, ma cerchiamo di arrivare noi ad almeno il 95% dei casi. In tre anni e mezzo siamo arrivati a 320 casi di donne che non hanno compiuto atti di questo tipo o non sono finite sul trafiletto del giornale per violenza. La rete esiste. Capisco il senso di vergogna, la difficoltà e il senso di preoccupazione per il giudizio sociale, ma noi siamo qui proprio per scardinare questo tipo di atteggiamento e aiutare”.

Dottoressa, lei ha parlato di prevenzione. Come si può fare?
È un lavoro continuo nel quale vanno coinvolte scuola, famiglie, associazioni. Ogni giorno nelle scuole parliamo ai ragazzi con il loro linguaggio e non con il nostro. I giovani ci danno segnali, ma noi dobbiamo saper interpretarli. Non si può pensare che la famiglia del Mulino Bianco esista. O che che in una società bombardata da standard elevatissimi e ragionamenti iperconnessi, questi ragazzi – che sono spugne – non subiscano qualcosa. È il nostro ruolo di educatori”. 

Giovanna Sorrentino

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