Carlo Nordio ha commentato l’approvazione del disegno di legge costituzionale sulla separazione delle carriere dei magistrati
Con 174 voti favorevoli, 92 contrari e 5 astenuti, la Camera dei Deputati ha approvato nella giornata di ieri il primo passaggio parlamentare del disegno di legge costituzionale sulla separazione delle carriere dei magistrati. Questa riforma prevede una modifica del titolo IV della Costituzione. Ha quindi l’obiettivo di distinguere le funzioni dei magistrati requirenti – i pubblici ministeri -, da quelle dei magistrati giudicanti.
Un successo indiscutibile per la maggioranza, ma che è motivo di numerose lamentele all’interno dell’ANM – Associazione nazionale magistrati -, quindi l’organo rappresentativo, privo di carattere politico, che si occupa di raggruppare i magistrati, con funzioni differenti dal sindacato, e che funge più da garante.
Per commentare questo traguardo, il Ministro della Giustizia della Repubblica italiana, Carlo Nordio è intervenuto ai microfoni del Corriere della Sera esaltando la giornata di ieri: “L’indipendenza della magistratura è nella Costituzione. I magistrati finora erano indipendenti dalla politica, ma non da se stessi e dalle correnti della magistratura. Ho voluto recidere questo vincolo”.
Si esprime così il Ministro, prima di far sapere con quale stato d’animo si recherà all’inaugurazione dell’anno giudiziario: “Con la serenità di chi ha fatto il suo dovere di ministro adempiendo al mandato elettorale. Cosa risponderà a chi mi rinfaccerà la Costituzione? Risponderò con la Costituzione che all’articolo 138 prevede la possibilità di essere modificata”.
Le garanzie dei cittadini sono argomento di discussione all’interno dell’Associazione nazionale magistrati, ma neanche questo sembra temere Nordio che, anzi, sicuro affronta così il tema: “Ce ne saranno di più. I magistrati finora erano indipendenti dalla politica, ma non da sé stessi e dalle correnti della magistratura. Ho voluto recidere questo vincolo”.
Un sogno che nasce tempo addietro, da quando a proporlo fu Silvio Berlusconi, ma del quale in realtà Carlo Nordio ci tiene a sottolinearne la paternità: “Rivendico il copyright. Lo dicevo prima di lui. Appena introdotto il codice Vassalli l’ho scritto in riviste giuridiche. E dal ’95 in articoli e nei miei libri. Non lo diceva nessuno. A parte Falcone e naturalmente Vassalli. È la logica”.
Per poi aggiungere: “Se introduci il processo accusatorio il giudice terzo e imparziale non può appartenere alla stessa consorteria del pm”, spiega il Ministro della Giustizia della Repubblica italiana.
A chi, invece, teme il rischio che si possano venire a creare così dei pm superpoliziotti, Nordio risponde rassicurandoli: “II pm è già un superpoliziotto. Dirige le indagini e talvolta ne crea per donazione: trattenendo una parte del fascicolo inviato al gip e aprendone un altro”.
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