Sta per arrivare sugli scaffali di tutti gli empori e dei supermercati italiani una versione completamente diversa del vasetto più amato da grandi e bambini
L’Italia, e tutto il mondo, è sotto shock: a breve la nutella potrebbe non essere più la stessa. “Che mondo sarebbe senza Nutella?”, mai slogan più azzeccato, perché è proprio la domanda che si fanno tutti. L’allarme è scattato perché pochi giorni fa, il 1 dicembre 2023, la Ferrero avrebbe depositato il marchio “Nutella plant based” presso l’ufficio brevetti (Uibm) del Ministero delle Imprese e del made in Italy.
Da tale data, di prassi, devono trascorrere 6 mesi prima di ottenere il via libera. Un passaggio che fa pensare a una rivoluzione imminente sugli scaffali dei supermercati.
Numerose generazioni hanno affogato pensieri e preoccupazioni nel classico barattolone di nutella e tante famiglie italiane hanno intere collezioni di bicchieri con i cartoni animati del momento marchiati proprio dalla famosa azienda con sede in Piemonte, ad Alba, in provincia di Cuneo. La Nutella è uno dei prodotti più diffusi al mondo, un vero e proprio oggetto di culto, tanto che il 5 febbraio 2007 tutti gli appassionati di Nutella si sono uniti per celebrare la famosa crema spalmabile rispondendo all’appello della blogger italo-americana Sara Rosso. Da allora, ogni anno, il 5 febbraio, si festeggia il World Nutella Day. La storia della Nutella nasce quindi ad Alba, in provincia di Cuneo dove, nel lontano 1946, Pietro Ferrero, un pasticcere piemontese, ha l’idea di creare una pasta dolce con nocciole, zucchero e la poca produzione di cacao disponibile a quel tempo. Sarà poi il figlio Michele a inventare il primo vasetto e successivamente, nel’64, nascerà il nome attuale da Nut (nocciola, in inglese) e il suffisso -ella, in totale assonanza con la parola “bella”.
Adesso tutto potrebbe cambiare nella versione vegana, ma l’allarme nasce dal timore che questa nuova ricetta, sicuramente apprezzabile, potrebbe andare a sostituire e non ad affiancare la versione tradizionale. D’altra parte la stessa azienda deve considerare che in Europa, secondo i dati Nielsen, i prodotti vegani raggiungono un fatturato di quasi 6 miliardi di vendite. Nel nostro Paese, invece, il settore pesa circa 680 milioni. Tra i prodotti, il latte vegetale è quello che ottiene il maggior successo con incassi che superano i 300 milioni di euro. Di fatto anche nella ricetta classica della Nutella il 91,3% degli ingredienti è infatti di origine vegetale. L’unico ingrediente da sostituire è il latte scremato in polvere che rappresenta 8,7% della ricetta. ( zucchero, olio di palma, nocciole (13%), latte scremato in polvere (8,7%), cacao magro (7,4%), emulsionanti: lecitine di soia e aroma vanillina).
La possibilità che la nuova Nutella Plant based usi il latte di soia in polvere in sostituzione del latte scremato in polvere è probabile, lasciando praticamente invariato il gusto e “catturando” anche l’interesse di chi, a causa dell’intolleranza al lattosio o di un’allergia per le proteine del latte, non poteva affondare il coltello nella crema più desiderata di casa Ferrero. Sui social il dibattito è aperto, infatti sono tanti i commenti che difendono a spada tratta la versione classica considerandola unica e inimitabile, al contrario di quella vegana che invece “non si può assolutamente sentire”.
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