La perizia psichiatrica sul killer di Giulia Tramontano è stata depositata: per gli specialisti, era nel pieno delle sue facoltà mentali. Cosa succede ora
Le 37 coltellate che Alessandro Impagnatiello ha inferto a Giulia Tramontano, incinta di 7 mesi, le ha date mentre era nel pieno delle sue facoltà mentali, secondo lo psichiatra forense Pietro Ciliberti e il medico legale Gabriele Rocca, che hanno eseguito la perizia disposta e depositata nel processo a carico dell’ex barman. Per l’omicidio commesso il 27 maggio 2023, ora Impagnatiello rischia l’ergastolo.
Il corpo della 29enne, incinta di sette mesi del figlio Thiago concepito proprio con Impagnatiello, venne trovato solo dopo quattro giorni di ricerche. L’omicidio, però, è avvenuto nel giro di pochi minuti e si è consumato nella casa in cui viveva la coppia a Senago, in provincia di Milano: smentita la tesi della difesa dell’ex barman, che parlava di una personalità di tipo paranoide.
Alessandro Impagnatiello, sul quale fin da subito si sono concentrate tutte le attenzioni già durante i giorni di ricerca del corpo di Giulia, ora è accusato di omicidio volontario aggravato dalla crudeltà, dalla premeditazione, dall’aver ucciso la convivente, dai futili motivi e dall’interruzione di gravidanza non consensuale, nonché di occultamento di cadavere. La difesa ha fin da subito puntato sul vizio di mente ipotizzando una personalità di tipo paranoide: “Ho voluto credere di essere pazzo, ma non penso di esserlo” ha detto lui stesso davanti ai giudici della corte d’assise di Milano.
Secondo Raniero Rossetti, lo psichiatra chiamato dalla difesa e che quindi ha firmato la consulenza difensiva, Alessandro Impagnatiello al momento dell’omicidio di Giulia Tramontano era come “Uno scacchista che doveva tenere sotto controllo tutti i movimenti della scacchiera”, situazione determinata dalle sue due relazioni contemporanee, con due donne diverse. “Lui mirava a sopprimere il feto“, secondo lo psichiatra, che identifica quindi il figlio Thiago, mai nato poiché morto nella pancia della mamma per mano di Impagnatiello, come l’unica pedina della scacchiera che non riusciva a controllare.
Fin da subito la consulente psichiatra forense Ilaria Rossetti con i pm Letizia Mannella e Alessia Menegazzo hanno sostenuto che, la sera dell’omicidio, Impagnatiello fosse capace di intendere e di volere. Questa stessa tesi è stata sostenuta anche dai genitori di Giulia e dai suoi parenti, nonché dal loro legale Giovanni Cacciapuoti. La perizia, disposta nell’udienza del 10 giugno e resa oggi pubblica, conferma quindi questi punti di vista e smentisce la tesi dell’accusa: verrà discussa in aula, però, il prossimo 21 ottobre.
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