Omicidio di Nada Cella, svolta nel caso dopo 28 anni: rinviata a giudizio Anna Lucia Cecere. Il punto della situazione

L’omicidio di Chiavari del 1996 è stato riaperto tre anni fa grazie alle ricerche svolte da una genetista. Oggi la svolta: accolto il ricorso

Il ricorso della procura contro il “non luogo a procedere” deciso dal Tribunale nei confronti di Anna Lucia Cecere, l’ex insegnante accusata dell’omicidio di Nada Cella, è stato accolto dalla Corte d’Appello di Genova. La svolta è storica: il 6 febbraio 2025, infatti, inizierà il processo che coinvolgerà l’ex docente, il commercialista Marco Soracco e la madre Marisa Bacchioni, accusati questi ultimi due di falsa testimonianza e favoreggiamento.

Svolta nel caso di Nada Cella
Svolta nel caso di Nada Cella: rinviata a giudizio Anna Lucia Cecere (cityrumors.it / ansafoto)

Nada Cella era una donna di 24 anni che il 6 maggio 1996 venne uccisa all’interno dello studio del commercialista Marco Soracco a Chiavari, in provincia di Genova, dove lavorava in quanto segretaria. A distanza di 28 anni dall’omicidio, per la prima volta l’ex insegnante Anna Maria Cecere dovrà andare in Tribunale: cos’è successo.

La prima inchiesta

Secondo quanto ricostruito durante la prima inchiesta, a trovare Nada Cella senza vita fu Marco Soracco che, entrato nello studio alle 9:10 di lunedì 5 maggio 1996, vide la donna in fin di vita, immersa in una pozza di sangue. Soracco, quindi, raccontò di essere corso al terzo piano a chiamare la madre, quindi di aver contattato i soccorsi: Nada Cella, però, morì sei ore dopo l’aggressione. Sulle prime non si pensò ad un omicidio, quindi l’ufficio non venne trattato come scena del crimine: la madre di Soracco, infatti, pulì tutto con cura.

Svolta nel caso di Nada Cella
Svolta nel caso di Nada Cella: rinviata a giudizio Anna Lucia Cecere (cityrumors.it / ansafoto)

In ospedale, però, i medici si resero conto che Nada Cella aveva subito più colpi alla testa: non appena la notizia arrivò a Chiavari, il palazzo dove venne ritrovata fu isolato ma, a quel punto, le tracce erano già state irrimediabilmente perse o contaminate. Le indagini si concentrarono subito su Marco Soracco e, sebbene il nome di Anna Lucia Cecere emerse già nel 1996, su di lei non ci si concentrò mai del tutto: oggi, però, la svolta.

La svolta del caso

A dare nuova linfa vitale al caso è stata Antonella Delfino Pesce, una genetista che lavora presso l’Università di Bari e che nel 2021, frequentando un master di criminologia a Genova, ha deciso di concentrarsi nuovamente sul caso, rimasto irrisolto. Raccolta un’infinita mole di testimonianze e di documenti, ha quindi capito che la mattina del 6 maggio alcuni cittadini avevano visto una donna molto simile ad Anna Lucia Cecere uscire dal palazzo teatro dell’omicidio.

Inoltre, a casa dell’ex insegnante vennero trovati cinque bottoni di una giacca di jeans molto simili a quello ritrovato dagli agenti sulla scena del delitto, la cui presenza in quella stanza al tempo dei fatti non fu mai chiarita. I cinque bottoni erano conservati in una scatoletta ed appartenevano a un giubbino dell’ex fidanzato della Cecere.

Il nuovo processo

Nel 2021, quindi, la Procura ha deciso di portare avanti l’accusa nei confronti di Anna Maria Cecere mediante i nuovi indizi venuti alla luce e, sebbene il Tribunale sulle prime non avesse confermato il rinvio a giudizio, la Corte d’Appello ha ribaltato tutto. Secondo la Procura, Anna Maria Cecere al tempo dei fatti era segretamente innamorata di Marco Soracco e, per questo motivo, gelosa di Nada Cella che vi lavorava a fianco in quanto segretaria: quel giorno, quindi, l’avrebbe affrontata ed uccisa.

Marco Soracco e la madre Marisa Bacchioni, sempre secondo la Procura, avrebbero quindi scoperto l’omicidio ed avrebbero deciso di coprire la Cecere, motivo per cui oggi sono accusati di favoreggiamento e falsa testimonianza. Soracco, però, ha sempre negato queste accuse.

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