“Purtroppo è capitato”, così Sangare al gip durante l’interrogatorio di convalida. E c’è un dettaglio davvero inquietante. I dettagli
Nessun segno di pentimento, ma lucidità nel rispondere alle domande del gip durante l’interrogatorio di convalida. Moussa Sangare ha raccontato passo per passo l’omicidio di Sharon e anche i giorni successivi al suo gesto. “Purtroppo è capitato – le sue parole riportate dall’Adnkronos – è passato un mese e non posso buttarmi giù altrimenti non mi rialzo“.
Il giovane ha anche raccontato di aver preso parte ad una grigliata con amici la sera dopo l’omicidio e di essersi informato costantemente sugli sviluppi dell’indagini senza sentirsi mai realmente nel mirino degli investigatori. Ma c’è un ulteriore dettaglio inquietante che conferma la lucidità da parte di Sangare subito dopo l’omicidio.
Le ricerche dell’arma del delitto di Sharon sono andate avanti per giorni senza, però, avere degli esiti positivi. Alla fine è stato il 30enne a far ritrovare il coltello utilizzato per uccidere la donna. Era stato sotterrato vicino l’Adda nei giorni successivi all’omicidio ed è proprio Sangare a spiegare il perché di questa decisione.
“Non l’ho buttato nel fiume perché pensavo che avrei potuto ritrovarlo – sottolinea il killer di Sharon al gip – volevo tenerlo per avere un ricordo di quello che avevo fatto“. Parole inquietanti e che confermano una certa lucidità da parte di Sangare subito dopo aver ucciso la donna come precisato anche dal giudice delle indagini preliminari: “Il suo stato mentale era totalmente integro“.
Ultime ore per Sangare nel carcere di Bergamo. Nei prossimi giorni il 30enne lascerà la struttura penitenziaria della città lombarda per andare in un altro istituto. Da quando, infatti, ha raggiunto la casa circondariale di via Gleno si è notato un certo nervosismo degli altri detenuti nei suoi confronti oltre che sono state lanciate bombolette incendiarie.
Una situazione che ha portato le autorità a prendere la decisione di trasferirlo per la sua incolumità. Al momento non si hanno informazioni sulla struttura penitenziaria che lo ospiterà. Ma saranno prese comunque tutte le misure necessarie per evitare possibili aggressioni che in questi casi sono quasi all’ordine del giorno”.
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