Artan Kaja, 53enne trovato senza vita a Lucca, non è stato vittima di incidente sul lavoro: a freddarlo l’amico autotrasportatore.
La morte di Artan Kaja sembra avere una spiegazione, stavolta definitiva, che esclude categoricamente l’incidente sul lavoro. Il 53enne, operaio nella cartiera Smurfit Kappa di Lunata, è stato trovato senza vita nella serata di martedì sera. A dare l’allarme la moglie dell’albanese.
La donna, insospettita dal fatto che il marito non tornasse a casa, ha deciso di andare a cercarlo dopo diversi tentativi – non andati a buon fine – di mettersi in contatto con lui. L’amara risposta è arrivata quando la signora si è trovata di fronte al cadavere del marito, all’interno del piazzale dove lavorava solitamente.
Operaio morto a Capannori: nessun incidente sul lavoro
A quel punto ha chiamato le autorità: inutili i soccorsi. La prima ipotesi è stata quella di un incidente sul lavoro. Infarto durante l’orario di servizio, scenario plausibile per via dei ritmi che l’uomo era solito affrontare e sostenere. A togliere la vita all’albanese, però, è stato qualcos’altro. Anzi: qualcun altro. La consapevolezza dell’omicidio si fa strada non appena i carabinieri del nucleo operativo di Lucca hanno cominciato a mettere insieme i pezzi di questa storia. Fino a escludere – in maniera netta – l’infarto nel corso del turno serale.
Artan Kaja è stato ucciso da un doppio colpo di pistola a distanza ravvicinata. Gli elementi probatori non lasciano scampo. Dinamica del delitto ben presente nella descrizione fornita dalle autorità nella nota ufficiale diffusa nelle ultime ore. Esecutore materiale del delitto l’amico di una vita: Artan Kaja, infatti, sembrava essere in ottimi rapporti con un autotrasportatore che frequentava la cartiera.
Artan Kaja è stato ucciso
L’uomo, residente a Capannori, dopo essere stato ascoltato per diverse ore, ha confessato di aver sparato ripetutamente. Ora si continua a indagare per collocare gli ultimi tasselli di questa violenza: mancano ancora il movente e l’arma del delitto. L’uomo, amico di vecchia data del 53enne, ha confessato tutto senza esitazione.
Dopo aver ammesso il delitto, però, è entrato in uno stato confusionale che non gli ha permesso di fornire ulteriori dettagli. I prossimi giorni diventeranno fondamentali per l’epilogo di questa storia: un omicidio che ha un mandante dal volto preciso. Si aspetta di capire la ragione, forse qualche conto in sospeso.
La confessione dell’amico
Tra i due potrebbe esserci stata bagarre in merito ad alcune questioni personali da chiarire. Le autorità hanno sentito anche la moglie dell’operaio, la quale non si è espressa su quel che potrebbe essere successo alla Smurfit Kappa. Nessun incidente, la morte di Artan Kaja è figlia di un omicidio.
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Resta da capire se volontario o colposo, ma fino a questo momento le parole dell’amico autotrasportatore sembrano non lasciare dubbi. Nelle prossime ore, appena sarà in condizione di fornire un’altra deposizione, verrà riascoltato per escludere definitivamente ogni altra ipotesi.