Con una fitta piramide di menzogne sono stati raggirati circa 5mila risparmiatori: credevano di investire nell’oro, si sbagliavano di grosso
Novanta milioni di euro. Non esattamente noccioline, insomma. Tanti, secondo le indagini, sarebbero finiti nelle tasche sbagliate a causa di una maxi-truffa orchestrata dalla Global Group Consulting, con ramificazioni anche in Italia. E non si tratta di un banale raggiro da bancarella, ma di un’operazione ben congegnata, fatta di parole (tante), promesse (ancora di più) e investimenti a dir poco “creativi”.
Nella rete della Global, stando alle ricostruzioni, sarebbero cadute circa 5mila persone. Un vero e proprio esercito di risparmiatori, convinti di mettere al sicuro i propri sudati risparmi e ritrovatisi, invece, con un pugno di mosche (e un bel buco nel portafoglio). Dal 2019 in avanti, il gruppo avrebbe “rastrellato”, con presunte raccolte abusive del risparmio porta a porta almeno 89 milioni di euro. Di questi, oltre 4 milioni sarebbero stati “racimolati” solo in Trentino, ai danni di 185 investitori identificati dalle indagini della Guardia di Finanza.
L’operazione, che ha portato all’ordinanza di custodia cautelare per sette persone e al sequestro di 23 milioni di euro, è frutto del lavoro dei pm di Milano Celle e Serafini e del Nucleo speciale di polizia valutaria della Gdf. E da quello che emerge dalle intercettazioni, sembra che i promotori di questi “investimenti” fossero ben consapevoli della loro natura “rischiosa”. In un’intercettazione, infatti, uno degli agenti spiegava candidamente che mettere i propri risparmi nella Global era un vero e proprio azzardo. Un consiglio spassionato che, ovviamente, non veniva dato ai potenziali clienti.
Al vertice di questa “piramide” ci sarebbero stati Samuel Gatto e Giorgio Maria Marone. I clienti, “adescati” da una fitta rete di procacciatori, compravano oro dalla Private Gold srl, anch’essa riconducibile al gruppo Global.
La prima denuncia è partita da madre e figlia, “agganciate” durante una vacanza in Alto Adige. Le due donne avevano investito inizialmente 5mila euro e avevano ricevuto anche un’app per monitorare l’andamento del loro investimento. Peccato che questa non funzionasse. Un piccolo “dettaglio” che già in quel momento la diceva lunga sulla serietà dell’operazione.
Le indagini hanno poi svelato l’esistenza di un vero e proprio “schema Ponzi”, mascherato da un sofisticato sistema societario. In pratica, i soldi dei nuovi investitori venivano utilizzati per pagare i vecchi, creando un’illusione di guadagno che, ovviamente, era destinata a crollare. Il tutto condito da una massiccia campagna promozionale sui social e da eventi “esclusivi”.
Dal 2019 a oggi, le somme raccolte ammontano a oltre 60 milioni di euro, ma solo una minima parte (circa il 15%) è stata effettivamente destinata all’acquisto di oro fisico. Il resto? Beh, probabilmente è servito a finanziare uno stile di vita “dorato” per i truffatori.
Per “disincentivare” le richieste di restituzione del capitale, ai clienti veniva persino proposta l’iscrizione a un’associazione culturale, con tanto di vantaggi “esclusivi” e una valuta convenzionale spendibile in esercizi convenzionati della filiera del lusso. Insomma, un vero e proprio “pacchetto completo” per illudere i risparmiatori. Le accuse sono pesanti: associazione per delinquere, abusiva attività finanziaria e truffa. E mentre le indagini proseguono, a migliaia di persone non resta che leccarsi le ferite e sperare di recuperare almeno una parte dei loro sudati risparmi.
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