Costringeva la moglie a rimanere a casa e di non avere alcun tipo di contatto con l’esterno, arriva la decisione da parte del giudice
Nessuna uscita. Nemmeno per andare a fare le compere. Completamente chiusa (a chiave) in casa senza avere contatti con il mondo esterno. C’è molto di più: quando il marito era fuori per lavoro la donna veniva “sorvegliata” da parte delle cognate. Questo è quello che ha dovuto subire una donna (incinta) di Palma di Montechiaro (provincia di Agrigento). Vittima una ragazza di 19 anni che era costretta a rimanere nella propria abitazione a fare servizi di casa.
“Devi restare qui a pulire e cucinare”. Questo, e molto altro, quello che un ragazzo di 25 anni le ripeteva. Troppo anche per i giudici della prima sezione penale del tribunale di Agrigento, comandata da Alfonso Malato. Quest’ultimo, infatti, lo ha condannato a tre anni e sei mesi di reclusione. Le accuse nei confronti dell’uomo sono molto gravi visto che si parla di maltrattamenti e sequestro di persona.
Nulla da fare per lui e per il suo avvocato, Santo Lucia. Il suo imputato, infatti, dovrà versare anche una cifra di 15mila euro nei confronti della ragazza. La stessa che si è costituita parte civile nel processo, con l’aiuto da parte del suo legale Gianluca Sprio. Episodi che si sarebbero verificati due anni fa, precisamente tra i mesi di febbraio e quelli di settembre. Ovvero quando la ragazza aspettava un bambino.
L’uomo non si sarebbe fermato alle offese, ma l’avrebbe anche picchiata ed utilizzato violenza. Ne aveva anche per i genitori di lei: “Sono degli zingari, tu sei diventata ’signora’ solo grazie a me“. Violenza contro di lei quando si è scoperto che la ragazza aspettasse un bambino: nessuno ne doveva essere a conoscenza. Minacce che continuavano anche su WhatsApp. Oltre a vessazioni, offese e molto altro. Fino a quando la 19enne non ha trovato il coraggio di alzare la voce e di denunciare il tutto.
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