Papa Francesco spegne 88 candeline. Il Pontefice massimo, in questo giorno speciale, stravolge l’agenda: Santa Sede in subbuglio.
Papa Francesco compie gli anni. 88 primavere che non lo distolgono dalla sua missione. Il Pontefice ha abituato fedeli e non solo a celebrazioni sui generis. Un uomo di poche parole, ma mirate. Quando esprime un concetto non è mai banale e lancia stoccate, molto diplomatiche, alla comunità.
Un Papa vicino alla gente comune, ma con la diplomazia di un politico navigato. Lo dimostrano le iniziative prese in questi anni. Il gesuita ha fatto luce sulle ombre della Chiesa Cattolica. In riferimento ai conti e ai possibili scoperti in termini economici. Quei compensi alle figure ecclesiastiche di alto rango che non tornavano e i cambi all’interno dell’Amministrazione Vaticana.
Tutte cose che lo hanno fatto passare alla storia come un rivoluzionario. Non solo sul piano gestionale, ma anche in ambito socio-culturale. Gli attacchi a chi è sempre in guerra e a chi ripudia concetti universali come l’accoglienza lo hanno fatto passare per un Pontefice schierato, ma Bergoglio si è sempre difeso: “Io seguo la voce di Dio”.
Non è un Papa politico, secondo il suo modo di vedere. Si sente un Papa Cristiano. Le dichiarazioni di Francesco hanno fatto anche discutere, concetti come il diritto all’aborto ancora dividono nella Santa Sede. Il Papa ha definito i medici che autorizzano determinate pratiche, in Italia e non solo, dei “sicari”.
Punto di vista che ha creato non pochi attriti in ambito diplomatico, con l’Italia in prima linea nel rivendicare che l’aborto è un diritto. C’è stato – a tal proposito – anche uno scontro dialettico con il personale sanitario dello Stivale che ha chiesto alla Premier Meloni un confronto con il Santo Padre per ritirare (o quantomeno contenere) determinate accuse. Insomma Josè Mario Bergoglio porge l’altra guancia, ma affina anche la dialettica.
Un’arma retorica utilizzata sapientemente, sia per chiedere pace ma anche per stimolare riflessioni. Nel giorno del suo genetliaco – di ritorno da Ajaccio – non avrà udienze. Nelle prossime settimane, tuttavia, avrà degli incontri istituzionali programmati. Anche per dar via a quello che sarà l’evento più atteso: il Giubileo del 2025. Anno Santo in cui si rifletterà su molti temi.
Il primo è la misericordia e il pentimento. Subito dopo si tornerà a parlare di pace, per poi arrivare alla parola accoglienza. Tutte questioni che ha già affrontato, ma in quest’occasione lo farà anche aprendo le porte alla comunità LGBTQ+. Proprio questo discorso può portare attriti nel cuore della Santa Sede. L’ala conservatrice del Vaticano storce il naso: dagli Stati Uniti, con la Sophia Institute Press, già parlano di un futuro maggiormente parco, senza stravolgimenti. Proiettati già verso un post Bergoglio.
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Nel frattempo il Papa va avanti per la propria strada, cercando di assecondare un operato ben preciso, che distoglie anche dalla possibilità di dimettersi come ha fatto il suo predecessore Benedetto XVI. “Rimarrò al mio posto fin quando la lucidità mi accompagnerà”, ha detto Bergoglio. 88 anni scanditi dalla consapevolezza con una sana dose di pragmatismo. Il futuro della Chiesa Cattolica è ancora nel segno dell’Argentina.
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