Oggi, 4 marzo, è la Giornata mondiale contro l’HPV. Se ne sente parlare sempre più spesso, ma di cosa si tratta, come si previene?
L’International Agency for Research on Cancer (IARC) lo ha inserito già nel 1995 tra gli agenti cancerogeni per gli esseri umani. Si stima che l’HPV sia responsabile di quasi il 100% dei tumori alla cervice uterina, dell’88% dei tumori anali, del 70% dei tumori vaginali, del 50% dei tumori del pene e del 43% dei tumori vulvari.
Per questo motivo la prevenzione è d’obbligo e riguarda sia le donne sia gli uomini. Abbiamo chiesto in esclusiva a Monica Calcagni, specialista in ostetricia e ginecologia e divulgatrice scientifica di dirci di più sull’HPV.
Dottoressa, cos’è il papilloma virus?
“È un herpes virus, agente eziologico del cancro del collo dell’utero, ma anche dell’ano, del pene e dell’orofaringe. È molto diffuso e ne esistono più di duecento ceppi. Una parte di essi dà anche condilomi o verruche ai piedi. Come tutti gli herpes virus, non si guarisce mai e si riattiva nel momento in cui abbiamo un abbassamento delle difese immunitarie”.
Come si contrae?
“Principalmente con i rapporti sessuali, ma non solo. È presente nelle mucose, quindi anche sotto le unghie. Proprio per questo è difficile da prevenire, perché anche l’uso del preservativo non previene il problema del contagio”.
Come ci si accorge di averlo?
“Ci si accorge di averlo se abbiamo lesioni evidenti, dalla presenza di condilomi, cioè escrescenze che possono colpire i genitali sia maschili che femminili: quindi non solo piccole e grandi labbra, ma anche introito vaginale, vagina. Può essere piatto, quindi sul collo dell’utero e anale. Oppure può colpire l’asta del pene ma anche il pube e la zona perineale degli uomini”.
E nel caso in cui non ci fossero lesioni?
“Se non ci sono lesioni evidenti, possiamo accorgerne solo facendo un test dell’HPV, che si fa generalmente alle donne. Il prelievo viene fatto come un semplice Pap test, ma non sono la stessa cosa. Da quest’ultimo è possibile vedere solo la presenza di lesioni che possono farci allertare. L’HPV va cercato con un test specifico”.
Il papilloma virus provoca dei sintomi?
“Non dà sintomi evidenti, a meno che non abbiamo i condilomi. Però sono due cose diverse. L’HPV che dà il condiloma non è pericoloso dal punto di vista del cancro, ma solo una malattia infettiva. Quello pericoloso, che se non viene trattato può provocare il cancro alla cervice, non dà lesioni macroscopicamente evidenti”.
Come si previene?
“La prevenzione è il vaccino: l’unico mezzo che abbiamo a disposizione per evitare la diffusione del contagio. Negli Stati in cui hanno fatto il vaccino tutte le donne e tutti gli uomini, il cancro al collo dell’utero è stato debellato. È per questo che c’è una campagna di sensibilizzazione: il vaccino è l’unica arma che abbiamo. Le donne vaccinate possono comunque ammalarsi di HPV, ma in maniera meno aggressiva e, se sono già positive, guariscono più velocemente. Inoltre, si riduce la possibilità della recidiva. Vanno vaccinati sia maschi sia femmine, le dosi sono due o tre a seconda dell’età in cui si comincia a vaccinare. Due fino a 15 anni e tre dai 15 anni in poi. È gratis fino a 26 anni e in alcune categorie a rischio come donne già sottoposte a conizzazione, o che hanno avuto l’HPV, il cancro al collo dell’utero o lesioni pre-cancerose di quest’ultimo. E anche in tutte le categorie a rischio (immunodepressi e persone con comportamenti sessuali a rischio). Per tutti gli altri è prevista la partecipazione alla spesa sanitaria, ovvero un ticket da pagare. La speranza è che prima o poi diventi gratuito per tutti”.
Perché il vaccino contro l’HPV non è gratuito per tutti? Ritiene che ci sia poca attenzione al problema?
“No. Credo che sia una questione meramente economica e che il tema sia offrire la vaccinazione in maniera graduale a tutta la popolazione. In soldoni: non ci sono i fondi per offrire il vaccino gratis a tutti, anche perché è molto costoso. La partecipazione dell’utente su tre dosi è di circa 70-80 euro a dose. Come tutti i vaccini, prima di renderli gratis si decide di inserirli per fascia di età, quindi gradualmente. All’inizio erano rivolti solo agli adolescenti, poi man mano la fascia e stata ampliata e via così fino a che la fetta non diventerà la torta”.
Quindi prima o poi diventerà gratuito per tutti?
“Assolutamente sì, ne sono convinta”.
C’è abbastanza informazione sul papilloma virus?
“No. C’è poca informazione negli utenti che spesso brancolano nel buio. Ne sanno poco e in più sono tutte informazioni tecniche spesso difficili da comprendere. È già difficile far capire l’importanza del Pap test, figuriamoci dell’HPV. Ma la cosa più grave è la disinformazione anche in ambito sanitario: non tutti i medici sono informati su cosa fare. Alcuni colleghi sconsigliano ancora il vaccino alle donne positive o che hanno superato i 12 anni di età. Quindi tutti i giorni combattiamo la disinformazione”.
Esiste una cura contro il papilloma virus?
“Non esistono trattamenti specifici per l’HPV, per questo puntiamo molto sul vaccino. Non esiste, ad oggi, un ovulo, una crema, una compressa che lo combatta. Ciò che possiamo fare è aumentare la risposta del nostro sistema immunitario. Ci sono prodotti come il beta-glucano, che possiamo trovare sotto forma di creme, ovuli, spray, gel o compresse e vengono somministrati alle pazienti per lunghi periodi, sperando nella risposta del sistema immunitario contro il virus. Ma da momento in cui c’è una lesione precancerosa, quindi dopo Pap test e HPV test positivo o ad alto rischio, si fa la colposcopia con la biopsia. Dopodiché si interviene in base alla lesione, con la conizzazione (togliendo un pezzettino di collo dell’utero), oppure bruciando la parte di collo dell’utero malata. O addirittura all’asportazione completa in caso di cancro invasivo”.