Pugno duro a seguito delle numerose aggressioni negli ospedali italiani: la nuova linea è già partita
Troppe aggressioni, troppi pericoli per i nostri medici e infermieri. Ecco perché serviva un cambiamento drastico il prima possibile, per tentare di arginare una problematica che si stava facendo veramente troppo preoccupante. Si è scelto così di intervenire e di creare i presupposti per affrontare questo allarme.
Per questo è stato deciso per una nuova linea dura per chi aggredisce medici e operatori sanitari: sarà arrestato, che si tratti di un’aggressione in flagranza di reato o in flagranza differita, cioè comprovata da video o immagini che documentano la violenza.
La Camera ha approvato in via definitiva le nuove misure per contrastare un fenomeno sempre più allarmante, con una media di quattro aggressioni al giorno nei presidi sanitari italiani. Oltre all’arresto immediato, il provvedimento prevede il ricorso alla citazione diretta a giudizio anche per chi danneggia attrezzature e beni destinati all’assistenza sanitaria, aggravando la posizione degli aggressori.
Un primo caso ha già segnato l’applicazione di queste misure: è stato arrestato Carlo Sacco, 28 anni, ritenuto responsabile di un’aggressione brutale ai danni del dottor Rosarino Procopio, primario facente funzioni del Pronto soccorso dell’Ospedale di Lamezia Terme.
Sacco, secondo le accuse, ha colpito il medico con un manganello durante un colloquio con i familiari di una paziente, contrari alla dimissione della donna. La discussione è degenerata quando il medico, concludendo che il periodo di osservazione clinica fosse sufficiente, ha suggerito le dimissioni della paziente. La reazione violenta è stata immediata: tra urla e insulti, uno dei familiari ha aggredito Procopio, costringendo all’intervento la polizia.
Sul caso è intervenuto direttamente il ministro della Salute, Orazio Schillaci: “Questo provvedimento offre una risposta concreta al personale sanitario, fornendo una tutela tangibile. Le aggressioni non possono e non devono restare impunite”. Schillaci ha anche sottolineato l’importanza di lavorare affinché si realizzi un cambiamento culturale per ristabilire la fiducia e l’alleanza terapeutica tra medico e paziente. Fino a che questo non avverrà, comunque, c’è il nuovo provvedimento.
Questo prevede appunto pene severe anche per i danni ai beni sanitari: chi distrugge, disperde o deteriora materiali destinati al Sistema sanitario nazionale potrà rischiare da uno a cinque anni di reclusione e una multa fino a 10.000 euro.
Un passo importante, insomma, è stato fatto. La speranza ora è che queste misure non siano solo deterrenti, ma segnino l’inizio di un clima nuovo nel nostro Paese, in cui il personale sanitario possa svolgere il proprio lavoro in sicurezza, sostenuto dal rispetto e dalla consapevolezza di essere protetto.
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