Casse statali sempre più vuote significa solo una cosa: pensioni anticipate a rischio. Diverse misure potrebbero essere abolite.
Il futuro delle pensioni potrebbe non essere roseo. Anzi: quasi sicuramente ci attendono brutte sorprese per il 2025. Vediamo cosa potrebbe succedere sulle basi del Def.
Il Def- il Documento di Economia e Finanza – parla chiaro: l’Italia continua a spendere troppo per le pensioni. Sembra un paradosso: le pensioni italiane sono tra le più basse in Europa eppure la spesa previdenziale affrontata ogni anno dallo Stato è altissima. Troppo alta e di questo passo si rischia un crollo verticale.
Solo nel 2024 la spesa per le pensioni è stata di 337 miliardi di euro registrando una crescita del 5,8%. Nel triennio 2025-2027 la spesa previdenziale non potrà crescere più del 2,9%. In parole povere? Molto probabilmente diverse misure di pensione anticipata dovranno essere cancellate.
Sul fronte previdenziale non c’è da aspettarsi nulla di buono per il 2025. La riforma tanto attesa potrebbe non vedere ancora la luce e diverse misure di prepensionamento attualmente in vigore potrebbero saltare. Analizziamo la situazione nei dettagli.
Possiamo metterci il cuore in pace: è altamente improbabile che la tanto attesa riforma delle pensioni possa vedere la luce nel 2025. Come è altrettanto improbabile la cancellazione della legge Fornero e l’estensione di Quota 41 a tutte le categorie di lavoratori. Questi cambiamenti comporterebbero una spesa troppo elevata: spesa che lo Stato, al momento, non può assolutamente permettersi.
Dunque niente Quota 41 per tutti nel 2025. Ma questa non è l’unica nota stonata: il Governo di Giorgia Meloni, per mettere un freno alle uscite anticipate dal lavoro, potrebbe decidere di non riconfermare alcune misure di prepensionamento attualmente in vigore. A rischio, come ogni anno del resto, Ape sociale e Opzione donna: queste due misure esistono da molti anni ma non sono mai diventate strutturali.
L’esecutivo, in tempi di difficoltà potrebbe tagliare sulla spesa previdenziale proprio partendo dall’abolizione di queste due storiche opzioni di prepensionamento. A rischio anche Quota 103. Già nel 2024 questa misura sarebbe dovuta essere sostituita da Quota 104 che doveva alzare l’età pensionabile da 62 anni a 63.
Infatti quest’anno l’assegno previdenziale di chi opta per Quota 103 viene interamente ricalcolato con il sistema contributivo e, in ogni caso, non può mai superare di 4 volte l’importo del trattamento minimo dell’Inps. Non è da escludere che con la legge di Bilancio 2025, Quota 103 non sparisca definitivamente di scena.
È ancora presto per fare previsioni in quanto è necessario attendere la NaDef, la Nota di Aggiornamento al Def che, come di consueto, arriverà a settembre. Al momento, però, è notizia certa che dal prossimo anno verrà reintrodotto l’adeguamento automatico dell’età di pensionamento in base all’aspettativa di vita e che verranno fatti dei tagli sulle rivalutazioni delle pensioni più alte.
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