Il 2025 sarà un anno particolarmente fortunato per gli italiani che hanno iniziato a versare contributi nel 1996. Sono anni che lo aspettano
Una delle tematiche più importanti, in relazione alla Legge di Bilancio 2025 alla quale oggi sta lavorando il governo italiano, è quella delle pensioni. L’età media, nel nostro paese, è piuttosto alta e questo significa che sono molti i cittadini che vivono grazie alla pensione e che quindi dipendono dalle norme che ne influenzano l’importo. Nel prossimo anno, potrebbe esserci una bella novità per quanti hanno iniziato a lavorare nel 1996.
Approvata dal Consiglio dei Ministri il 15 ottobre di quest’anno, al momento la Legge di Bilancio è sotto esame in Parlamento. Accantonata l’ipotesi iniziale di una riforma organica, oggi si discute soprattutto sull’entità del tanto chiacchierato aumento sui trattamenti minimi. Nello specifico, beneficeranno di questa legge soprattutto i lavoratori che hanno iniziato a versare contributi nel 1996.
Se lavori da 29 anni, il 2025 è il tuo anno per la pensione
Nel prossimo anno, le previsioni parlano di un aumento delle pensioni minime da 614,77 a 617,89 euro, pari al +2,2%. L’obiettivo, però, è quello di arrivare fino a 620 euro, sebbene non si esclude che si possa raggiungere il grande obiettivo di 630 euro al mese. Sarebbero interessati da questo aumento circa 1,8 milioni di pensionati: per Forza Italia l’aumento delle minime è un tema che ha in assoluto la precedenza su tutti gli altri, mentre la Lega punta di più sul rafforzamento della previdenza complementare così che migliori la copertura pensionistica degli under 35.
Una delle novità più attese è quella dell’anticipo pensionistico per le donne, soprattutto per le madri lavoratrici con almeno quattro figli: se tutto venisse approvato, loro potrebbero andare in pensione 16 mesi prima della data stabilita dalla pensione di vecchiaia. L’abbassamento della soglia anagrafica, però, è riservata a chi avesse iniziato a lavorare dal 1996 in poi e che, quindi, ricadono nel sistema contributivo.
Anche l’anno prossimo, poi, sarà valido il Bonus Maroni e quindi la detassazione per chi decidesse di proseguire l’attività pur in possesso dei requisiti per la pensione anticipata di Quota 103. Questo, permette ai dipendenti che hanno almeno 62 anni e che hanno maturato almeno 41 anni di contributi di ricevere l’accredito contributivo tolto dalla quota a proprio carico direttamente in busta paga. A versare questa quota sarà il datore di lavoro, che quindi la inserirà nella retribuzione del dipendente che quindi otterrà un aumento netto di stipendio.