Il celebre marchio automobilistico sta attraversando un momento nero che potrebbe compromettere il futuro stesso dell’azienda.
Si addensano nubi nere su una delle eccellenze dell’automotive germanico. Tira aria di crisi per lo storico marchio Volkswagen, nel pieno di uno dei momenti più delicati dalla fondazione della nota casa automobilistica tedesca (nata a Wolfsburg nel 1937).
L’azienda produttrice della celebre “vettura del popolo” (questo è il significato letterale di Volkswagen) è finita nel mirino dei sindacati tedeschi dei metalmeccanici dopo la recente cancellazione del trentennale accordo con il Consiglio di fabbrica sul mantenimento dei posti di lavoro. Tutto nasce dall’esigenza di ridurre i costi e alzare la redditività di un brand in grande difficoltà.
Il colosso di Wolfsburg così non ha rinnovato i contratti collettivi – stracciando anche quello che prevedeva esplicitamente la salvaguardia dei posti di lavoro fino al 2029 – e per i lavoratori la prospettiva di andare incontro a licenziamenti di massa si fa quanto mai concreta.
Volkswagen, le ragioni di una crisi
Non si mette bene per Volkswagen, fortemente penalizzata dalla sovraccapacità produttiva. Allo stato attuale il marchio non vende più di 500 mila euro all’anno, una cifra ampiamente al di sotto delle aspettative. Il combinato disposto tra il rallentamento delle vendite in Cina e la sempre maggiore attenzione dei consumatori europei per i prezzi ha portato gli impianti a essere sottoutilizzati.
L’azienda si trova davanti a un bivio. Tre le possibili soluzioni, tutte difficili da accettare: riduzione della produzione, chiusura temporanea degli impianti, produzione di auto in perdita. A complicare ulteriormente le cose ci si è messo anche il mercato delle auto elettriche, meno redditizio del previsto.
La domanda di vetture elettriche in Germania è crollata con la fine degli incentivi. In Cina il gigante tedesco deve poi fare i conti con la concorrenza dei produttori locali, che possono fare assegnamento sul sostegno del governo. Per non parlare dei problemi incontrati col design e il software delle EV.
Con margini di vendita già molto ridotti (con un ritorno dell’1% in alcuni casi) diventa difficile fare i pure necessari investimenti nell’innovazione. È facile prevedere che gli standard più severi sulle emissioni imposti dall’Unione Europea a partire dal 2025 non faranno altro che aumentare la pressione sulla casa automobilistica.
Tradotto: senza una maggiore produzione di auto elettriche Volkswagen rischia multe salate. D’altra parte Consiglio di fabbrica e sindacati non sembrano intenzionati ad accettare altri tagli. Appaiono inevitabili proteste e scioperi. Il futuro dello storico brand è appeso a un filo: dovrà trovare un punto di equilibrio tra la necessità di ridurre i costi (leggi: tagli) e la salvaguardia dei posti di lavoro.