È iniziato il processo per l’omicidio di Giulia Cecchettin. Filippo Turetta un fiume in piena: il suo racconto davanti a Gino, presente in aula
Si sono rivisti oggi per la prima volta Gino Cecchettin e Filippo Turetta, dopo che il secondo ha brutalmente ucciso la secondogenita di Gino. Dopo giorni di intense ricerche e flebili speranze, il corpo di Giulia Cecchettin è stato ritrovato il 18 novembre 2024 nella zona di Barcis, in provincia di Pordenone. Per l’omicidio e la soppressione del cadavere è stato fin da subito indagato Filippo Turetta, che poi ha anche confessato tutto: oggi è iniziato il processo.
L’omicidio di Giulia è avvenuto l’11 novembre 2023 quando, dopo un pomeriggio di shopping insieme, Filippo ha messo in atto quello che secondo il pm Andrea Petroni è stato un omicidio pianificato già da tempo ed aggravato dalla premeditazione. Presente in aula Gino Cecchettin, papà di Giulia, mentre sono assenti la sorella e il fratello più piccolo. Ecco il punto della situazione.
Arrivato presso la Cittadella della giustizia di Venezia in piazzale Roma dal carcere di Verona in cui si trova ormai da quasi un anno, Filippo Turetta è accompagnato dal suo avvocato Giovanni Caruso. L’imputato, nel corso dell’udienza odierna, dovrà raccontare nel dettaglio il rapporto che aveva con Giulia, quindi dalle prime fasi della loro conoscenza fino allo sboccio dell’amore, passando per il tragico possesso che ha poi determinato il brutale omicidio, avvenuto con 75 coltellate. A supportare Filippo Turetta c’è anche una memoria, lunga circa 40 pagine, che ha scritto di suo pugno lungo la carcerazione di questi mesi e alla quale ha iniziato a lavorare già da febbraio, prima di getto e poi specificando in modo puntuale ogni dettaglio. “Cerca di ricostruire, punto per punto, i suoi ricordi e di aggiungere o integrare quanto detto lungo gli interrogatori“, ha commentato il suo avvocato.
Fin dalle prime fasi dell’udienza odierna, Filippo Turetta si è detto disponibile al racconto pieno e sincero di quanto accaduto quella sera, secondo la sua versione dei fatti. Agli occhi dei giornalisti e delle persone presenti in aula è apparso confuso e incerto e, se Gino Cecchettin non ha mai staccato lo sguardo dal ragazzo che ha brutalmente ucciso sua figlia, Filippo invece ha mantenuto gli occhi puntati verso il basso per tutto il tempo.
Quando il pm di Venezia, Andrea Petroni, gli chiede delucidazioni in merito alla lista del 7 novembre sulla quale Turetta aveva appuntato tutta una serie di strumenti da acquistare supponendo che si trattasse di oggetti finalizzati all’omicidio di Giulia, Filippo ammette di aver pensato di toglierle la vita. “Quella sera, scrivendo quella lista, ho ipotizzato questo piano, questa cosa, di stare un po’ insieme e di farle del male” ammette. Filippo descrive il suo stato emotivo di quei giorni come arrabbiato e teso per i frequenti litigi che aveva con Giulia, poiché lui desiderava tornare insieme a lei mentre lei non condivideva questi suoi sentimenti. “In un certo senso mi faceva piacere scrivere questa lista per sfogarmi, ipotizzare questa lista che mi tranquillizzava” aggiunge.
Dopo aver ammesso di aver raccontato una serie di bugie durante il primo interrogatorio con il pm Andrea Petroni, Turetta confessa anche la premeditazione così come contesta fin dall’inizio la Procura. A quel punto, Petroni in aula ha quindi iniziato ad elencare ogni voce presente nella lista del 7 novembre, tre giorni prima dell’omicidio, e a chiedere a Filippo a cosa servisse ogni oggetto lì elencato.
Filippo Turetta, nel corso dell’udienza odierna, ha anche raccontato come ha ucciso Giulia. Sulla prima aggressione, quella di Vigonovo, ha ammesso di aver inseguito la Cecchettin dopo che la stessa era riuscita a scappare dall’auto sul quale lui l’aveva rinchiusa. “Non volevo che se ne andasse, così ho preso uno dei coltelli e son sceso per fermarla“, racconta, aggiungendo di averle dato qualche strattone fino a farla cadere a terra. “Non ricordo se l’ho colpita ma suppongo di sì”, aggiunge, rivelando di averla poi caricata di nuovo in auto, dove le ha fermato la bocca con lo scotch e l’ha colpita di nuovo su una coscia.
L’omicidio è avvenuto poi nella zona industriale di Fossò quando la ragazza, uscita dalla macchina, è stata raggiunta da Turetta ed è stata poi colpita da dietro da lui. “In quel momento volevo toglierla la vita“, si legge nel memoriale, adoperato da Turetta per il racconto fatto in aula questa mattina. Dopo aver occultato il cadavere di Giulia, infine, Filippo Turetta ammette di aver provato a suicidarsi mettendosi un sacchetto in testa, senza però riuscirci.
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