Scese in piazza e protestò per l’uccisione della giovane donna, arriva la condanna a morte per il rapper
Sono a dir poco terrificanti le ultime notizie che arrivano direttamente dall’Iran e che riguardano un noto rapper del Paese. Si tratta del 32enne Toomaj Salehi che è stato condannato a morte. Il motivo riguarda un suo coinvolgimento nelle proteste che hanno fatto infuriare parte dell’Iran, due anni fa, in seguito all’uccisione della giovane 22enne Mahsa Amini. Il cantante venne arrestato, messo in isolamento e con ogni probabilità anche torturato.
Il suo legale ha annunciato che il tribunale di Isfahan ha deciso di annullare la decisione della Corte Suprema pronunciando la condanna a morte. La notizia della condanna è di mercoledì 24 aprile, ma è stata comunicata in rete solamente nelle ultime ore dopo che l’avvocato ha emanato la comunicazione ufficiale.
Iran, condannato a morte rapper Toomaj Salehi: protestò per uccisione Mahsa Amini
I media statali hanno fatto sapere che la sentenza di Salehi sarà soggetta a riduzione da parte di un comitato di grazia se farà nuovamente appello. In più di una occasione il rapper ha precisato il proprio dissenso nei confronti del regime iraniano e contro il governo nei suoi testi. Dopo una breve scarcerazione (scorso anno), il 32enne è stato nuovamente arrestato dopo essere apparso in un filmato in cui rivelava di essere stato torturato e messo in isolamento per 252 giorni dal giorno del suo arresto (ottobre 2022).
Di questa notizia ha voluto esprimere il proprio pensiero anche Antonio Tajani. L’attuale vicepremier e ministro degli Esteri, dal proprio canale ufficiale di “X”, ha scritto: “Esprimo ferma condanna per la sentenza delle autorità iraniane che commina la pena di morte al musicista Toomaj Salehi. Il governo italiano si oppone alla pena di morte, in ogni luogo e circostanza. Continueremo a impegnarci per difendere libertà e diritti umani nel mondo“.
Anche la deputata del Partito Democratico, Lia Quartapelle, ha voluto dire la sua: “Anche se le attenzioni globali sono ora rivolte ad altri luoghi, quel regime è rimasto della stessa ferocia e brutalità: non voltiamoci dall’altra parte, non dimentichiamoci di chi lotta per la libertà“. Il tutto avvenuto sempre sul social ex Twitter.