Si è tolto la vita con un colpo alla testa, usando l’arma del papà. Il 15enne di Senigallia era vittima di bullismo: cosa gli facevano
È fuggito di casa con l’arma del padre dopo una discussione in famiglia e, quando si sono resi conto della sua assenza ma soprattutto della mancanza della pistola d’ordinanza, i suoi genitori hanno subito dato l’allarme alle autorità, che hanno avvisato anche le scuole per paura di uno di quei “mass shooting” commessi da studenti o ex studenti che siamo purtroppo abituati a vedere negli Stati Uniti. Pochi istanti dopo, però, è stato ritrovato senza vita in un casolare distante circa 2 km da casa sua: le ombre dietro a questa morte.
Iscritto all’Alfredo Panzini presso l’istituto professionale ad indirizzo turistico-sportivo, il 15enne aveva recentemente confessato ai genitori di subire degli atti di bullismo tra le mura di scuola e mamma e papà non erano rimasti fermi, anzi. Proprio ieri, il giorno in cui loro figlio si è tolto la vita con un colpo in testa, doveva esserci l’appuntamento con il preside: ecco cosa accadeva a scuola.
Non voleva più andare a scuola
Le uniche parole che la madre del 15enne si sente di dire le ha affidate all’avvocata di famiglia, Pia Perricci, che le riporta quasi in lacrime: “Ma perché hanno voluto distruggere mio figlio?“. Il ragazzo, infatti, aveva rivelato a mamma e papà, separati ma in buoni rapporti, di subire atti di bullismo a scuola e per questo aveva rivelato loro la volontà di interrompere gli studi. Per questo motivo, i genitori avevano concordato un appuntamento con il preside dell’istituto, che si sarebbe dovuto tenere ieri, proprio nel giorno in cui il ragazzo si è tolto la vita.
Monica Garulli, procuratrice di Ancona, ha aperto un fascicolo d’indagini e l’ha affidato alla pm Irene Bilotta: il reato che si ipotizza è quello di istigazione al suicidio. La mamma del 15enne, mentre sperava ancora di ritrovare vivo suo figlio, nella notte tra sabato e domenica ha firmato una denuncia contro due persone, due compagni di classe del figlio che sembra prendessero di mira il 15enne con insulti e vessazioni anche fisiche.
L’inizio dell’incubo
Tutto è iniziato un paio di mesi fa quando il 15enne, per esigenze didattiche, si è trasferito da un altro istituto al Panzini. Qui, però, il suo profitto è andato in discesa libera e la sua precedente passione per gli studi si è spenta sempre di più, tanto da allarmare i genitori. Il 15enne, quindi, ha confessato di essere vittima di bullismo a causa dei suoi modi gentili, per via dei quali veniva preso in giro verbalmente ed anche fisicamente, con percosse e pizzicotti in tutto il corpo.
Mercoledì scorso, al ritorno da scuola, il 15enne aveva un’espressione più scura del solito e, di fronte alle domande della mamma, aveva confessato di “aver fatto quel che deve fare ogni uomo” e cioè aveva offerto ai bulli la sua mano, chiedendo loro di smetterla e di diventare amici. Il giorno dopo, però, tutto sarebbe ripreso in maniera ancora più pesante.
I saluti e il suicidio
La sera prima della fuga e quindi del suicidio, il 15enne ha trascorso delle ore in famiglia con i genitori ed i nonni e nessuno si è accorto di qualcosa di anomalo. Dopo cena, il ragazzo è andato a dormire augurando a tutti una buona notte ma, dopo poco, il padre si è accorto della sua assenza poiché il mazzo di chiavi lasciato sul tavolo era sparito. Il giovane, infatti, le aveva usate per aprire la cassaforte di casa e rubare la Beretta Px4 di ordinanza del genitore.
Secondo quanto ricostruito dagli agenti, il giovane si sarebbe ucciso poco dopo la fuga: a testimoniarlo le parole di una donna, che ha raccontato di aver sentito uno sparo. La sorveglianza a cui era stato sottoposto il Panzini, nelle ore di ricerca del 15enne, era quindi motivata dalla paura di una ritorsione che il giovane avrebbe potuto voler portare avanti nei confronti dei bulli, allarme però rientrato nel momento stesso in cui è stato ritrovato il corpo.