Un membro di un clan mafioso è stato arrestato dalla polizia per aver commesso una rapina con lo scopo di rubare delle famose carte Pokemon
La Yazuka – chiamata anche gokudo – è nota in Giappone per essere un’organizzazione criminale tradizionale, suddivisa in numerose bande dette kumi. Spesso protagonista di film e nei videogiochi, qui ricopre un ruolo molto più ‘classico’ e che quasi normalizza le azioni commesse, soprattutto, con lo scopo di rubare e quindi arricchirsi. Vengono mostrati generalmente come criminali che fanno soldi mediante rapine in banca, furto diamanti, facendosi pagare da proprietari di locali, salvando uomini d’affari e politici corrotti dai loro guadagni illeciti, o per la classica violenza. Insomma, i (non) normali atteggiamenti che vanno oltre i limiti della legalità.
Di recente, però, questi si sono contraddistinti nella vita reale per un’azione in particolar modo che ha incuriosito anche i civili. Un membro importante della Yazuka, infatti, è stato arrestato per aver commesso un crimine che non si addice propriamente a bande mafiose. Questo avrebbe rubato una carta dei Pokemon, noto cartone televisivo divenuto negli anni che gioco da tavolo grazie alla sua celebrità in tutto il mondo. Non sono ancora noti i motivi dietro questo furto. L’unica ipotesi in piedi, però, sarebbe quella legata all’elevato valore della refurtiva. In tal senso, di recente, la polizia ha emesso un comunicato in cui rende pubblica la notizia dell’arresto dell’uomo.
Le indagini, l’arresto e le ricerche
Ad aver condotto l’operazione è stato il distretto di Tachikawa, appartenente alla polizia metropolitana di Tokyo. L’uomo arrestato sarebbe Keita Saito, un kanbu di 39 anni, membro del Takinogawa, la seconda organizzazione criminale del Paese. Questo avrebbe fatto irruzione, lo scorso 29 dicembre 2022 in un ufficio nella città di Ogano, nella prefettura di Saitama, rubando 29 oggetti per un valore totale di circa 252.000 yen, tra cui 25 carte Pokemon. Stando ai risultati delle indagini, però, non si sarebbe mosso da solo, ma avrebbe ottenuto l’aiuto di un uomo interno che, a quando pare, non sembrerebbe legato a nessun clan mafioso.
Si tratta di Hidefumi Kuboshita. Il cinquantaseienne, anche lui oggi in manette, avrebbe avuto secondo le autorità un ruolo esterno, più nascosto. Si sarebbe occupato della parte legata alla creazione del piano e la successiva direzione della rapina. Entrambi sono stati interrogati, ma le due versioni non corrisponderebbero. Da una parte Saito avrebbe confermato la versione dei fatti, mentre dall’altra Kuboshita starebbe tutt’ora negando ogni accusa nei suoi confronti. Nel frattempo, proseguono le ricerche delle forze dell’ordine che, analizzando alcuni messaggi, avrebbero individuato anche altri due uomini coinvolti in quando accaduto.