Una storia strana e molto particolare quella che coinvolge la numero uno del dicastero del Turismo, ma lei e i suoi legali querelano tutti
Santanché, ancora lei. Non ne va bene una alla ministra del Turismo che dopo essere al centro (ancora oggi ndr) del caso Visibilia e del rinvio a giudizio, adesso è venuta fuori un’altra storia non proprio edificante, sempre se confermata.
Il Fatto Quotidiano ha svelato che l’attuale ministro del Turismo nel 2014, quando ancora non era un pubblico ufficiale, regalò a Francesca Pascale, in quel momento fidanzata di Silvio Berlusconi, due borse Hermès molto pregiate dal valore di circa 18 mila euro.
E fin qui tutto a posto. Il problema è stato quando la Pascale è andata nella boutique ufficiale di Hermes di via Montenapoleone a Milano per poter riparare una delle due borse perché aveva dei problemi, ma l’ex compagna di Berlusconi è rimasta di sasso quando ha scoperto che, secondo la boutique ufficiale, le borse non erano originali, ma “contraffatte”. Per l’esattezza, come avrebbe spiegato il negozio, non era in possesso dei codici identificativi.
Il vero problema di tutta questa storia sarebbe che, essendo Santanché un pubblico ufficiale e venendo a conoscenza di questa situazione e consapevole del falso anche se si tratta di un regalo, potrebbe incorrere in un reato di ricettazione e di reato per incauto acquisto. Due reati che sarebbero comunque prescritti, pure l’eventuale reato di incauto acquisto che, secondo l’articolo 712 del codice penale, punisce con l’arresto fino a 6 mesi.
Tutto nasce dal fatto che Pascale, dopo quanto le era successo in via Montenapoleone, ha informato la Santanchè ma lei, nonostante quanto ha saputo e soprattutto essendo comunque un pubblico ufficiale ora sì nell’esercizio delle sue funzioni, avrebbe dovuto denunciare il tutto. Ma non l’ha fatto. Ed è qui che nasce il problema anche se sarebbero passati anni.
quanto riferitole nel negozio Hermès. Non risulta però che abbia denunciato la presunta truffa. Ora che la vicenda è diventata di dominio pubblico potrebbe – anzi dovrebbe – rimediare. Perché, spiegano gli stessi investigatori, la ministra oggi è un pubblico ufficiale e, in base all’articolo 331 del codice di procedura penale, quando questi sono “nell’esercizio o a causa delle loro funzioni o del loro servizio” e “hanno notizia di un reato perseguibile di ufficio
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