La giornata di ieri si è rivelata molto calda sul fronte delle manifestazioni studentesche organizzate da tutte le sigle sindacali in 35 città italiane
Nella giornata di ieri è andata in scena l’ennesima protesta studentesca, questa volta dal nome che spiega molto sulla finalità delle manifestazioni. Il “No Meloni day”, infatti, ha visto scendere in piazza, in circa 35 città da nord a sud, tutte le maggiori sigle sindacali legate al mondo studentesco scolastico come la Rete degli studenti medie universitari, Cambiare Rotta, Osa e altre sigle che hanno sfilato per i centri urbani in quello che è stato definito come un giorno importante di proteste contro il governo.
Nessun dubbio sulla legittimità della protesta, ma il tutto però diventa completamente un’altra cosa quando un corteo, una marcia, uno slogan diventa pretesto per azioni vandaliche, bombe carta, atti di vandalismo, scontri con la Polizia, che hanno mandato venti agenti al Pronto Soccorso, in un clima di guerriglia che nulla ha a che vedere con giovani in strada che chiedono pacificamente al governo alcuni cambiamenti nella politica scolastica.
Studenti in piazza
Tutto era stato pianificato a dovere, doveva essere la protesta degli studenti e dei sindacati studenteschi per chiedere importanti cambiamenti al governo sulle politiche scolastiche decise dal ministro Valditara negli ultimi mesi, ma nella protesta che si è svolta contemporaneamente in 35 città, da Torino a Milano, da Roma a Napoli, c’è finito un po’ di tutto, violenza gratuita, atti vandalici e scontri con la polizia compresi.
Dal secco no ai tagli alla scuola, all’abolizione dell’alternanza scuola-lavoro e fino alla guerra in Medio Oriente, ovviamente solo in chiave pro Palestina con slogan, striscioni, cartelloni e fantocci che rappresentavano i membri del governo bruciati in piazza che hanno allarmato non poco il Ministero degli Interni. Soprattutto a Torino si sono viste le scene più dure e censurabili, nel momento in cui la situazione è diventata incandescente quando una parte dei manifestanti ha aggirato lo schieramento di sicurezza innescando lo scontro con la polizia davanti alla Prefettura. Tanto da far esplodere un ordigno artigianale in mezzo alle forze dell’ordine in piazza Castello. Lo stesso sindaco di Torino, Stefano Lo Russo, si è sentito in dovere di esprimere la sua indignazione per quello accaduto in città. ‘Le scene viste oggi nel pieno centro della nostra città sono intollerabili: la violenza è da condannare, sempre, e non ha nulla a che vedere con la volontà di manifestare pacificamente le proprie idee. Piena solidarietà e vicinanza vanno agli agenti feriti”.
Alzate le misure di prevenzione
Il day after è stato come al solito tutto un incrociarsi di commenti tra accuse e giustificazioni delle due parti in causa, ma le manifestazioni di ieri hanno comunque lanciato un preciso segnale di dissenso, che in alcuni casi ha preso una piega non proprio ortodossa.
Nella mattina intanto il Viminale avrebbe disposto il rafforzamento delle misure di protezione oltre che per il ministro degli Esteri Antonio Tajani e per il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, anche per il ministro dell’Università e della Ricerca Anna Maria Bernini. Il Ministro Tajani è stato destinatario di una lettera minatoria, mentre il Ministro Valditara è stato oggetto di una contestazione a Torino, durante la quale un suo fantoccio è stato bruciato. Tutti questi eventi hanno indotto il Viminale a innalzare il livello di protezione per i tre ministri, al fine di garantire la loro incolumità.