Scontri interni nella maggioranza con Piantedosi, tensione alta tra FI, FdI e Salvini: il Viminale resta l’epicentro
Mentre il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi accarezza sempre più apertamente l’idea di una candidatura in Campania, Fratelli d’Italia gli fa capire che non sarà una passeggiata. Il partito di Giorgia Meloni frena e prende tempo, lasciando intendere che il dossier Campania va negoziato con attenzione, alla luce degli equilibri interni alla coalizione.

Il gelo è palpabile. Piantedosi, tecnico di area leghista ma vicino anche a pezzi di centro, resta uno dei nomi più papabili per sfidare De Luca. Ma proprio mentre FdI mostra freddezza, Forza Italia alza i toni: “Se si impunta FdI sul Viminale, salta la maggioranza”. Un avvertimento neanche troppo velato: non si può rimettere tutto in discussione a ogni nodo territoriale. In questo scenario già teso, da Firenze, dal Congresso della Lega, rimbalza una proposta che rischia di gettare altra benzina sul fuoco.
Congresso Lega: Vannacci superstar, Salvini rivuole il Viminale. E su Piantedosi e maggioranza
Il Congresso della Lega a Firenze si è trasformato in un palcoscenico mediatico e politico dal peso simbolico. Matteo Salvini, sul palco tra le bandiere e gli applausi, ha lasciato intendere senza troppi giri di parole che vuole tornare al Viminale. Una mossa che irrita Palazzo Chigi, ma che galvanizza la base.
Con lui sul palco Roberto Vannacci, sempre più figura centrale nel nuovo corso leghista: forte, identitario, divisivo. Il suo discorso, a metà tra comizio e manifesto sovranista, ha raccolto standing ovation e meme. La linea è chiara: un partito nazionalista che guarda all’Europa dei “patrioti”.

In video, Giorgia Meloni ha mandato un messaggio di equilibrio, ribadendo l’unità della coalizione ma senza rispondere alla proposta di Salvini. A collegarsi da remoto anche Marine Le Pen, con il suo consueto attacco all’Unione europea, e a sorpresa un breve messaggio di Elon Musk, che ha elogiato l’approccio italiano su migranti e natalità.
Intanto si discute anche di slittamento delle elezioni regionali in Veneto al 2026. Il motivo? Un intreccio di tempistiche istituzionali, esigenze di coesione nella coalizione e la necessità di non scoprire il fianco a nuovi scontri tra Zaia e il partito nazionale. Per molti osservatori, si tratta solo di una strategia per prendere tempo, in attesa che si calmino le acque nella maggioranza.