Dopo 25 anni di carcere un uomo è stato condannato a morte e ora dovrà scegliere come morire: le opzioni sono tre
Richard Moore un uomo di 59 anni è stato arrestato e condannato a morte per aver ucciso con un colpo di pistola il commesso James Mahoney durante una rapina nella contea di Spartanburg avvenuta nel settembre del 1999. Il rapinatore era entrato, in realtà, disarmato nel negozio. A tirar fuori le proprie armi è stato Mahoney che, puntandole contro Moore, ha dato il via a uno scontro armato. L’oggi cinquantanovenne gli ha sfilato una delle sue pistole per difendersi e quando ha premuto il grilletto ha colpito in pieno il commesso, uccidendolo sul colpo. All’arrivo della polizia Moore è stato trovato ferito, ma ancora in vita.
A 25 anni dal suo arresto Moore è stato condannato alla pena di morte. La decisione presa dal tribunale ha lasciato però tutti stupiti per una ragione. All’uomo è stata offerta lo scorso 8 ottobre la possibilità di scegliere di che morte morire. In una lettera gli sono state offerte tre opzioni: plotone di esecuzione, sedia elettrica o iniezione letale. La scelta dovrà arrivare entro dieci giorni, con il 18 ottobre indicata come data termine per consegnare la propria scelta definitiva. La sua esecuzione è fissata per il 1° novembre. Nel caso in cui non dovesse arrivare la decisione definitiva in tempo, allora verrà messo sulla sedia elettriche.
La lettera dal carcere
Il sistema carcerario della Carolina del Sud ha informato Moore in una lettera che la sedia elettrica – risalente al 1912 – è stata testata lo scorso mese e ne garantisce il funzionamento. Allo stesso modo, gli viene rivelato che i tre volontari del plotone di esecuzione hanno ricevuto addestramento, armi e munizioni sufficienti per svolgere correttamente il loro lavoro. Per quanto riguarda il liquido da utilizzare per fare l’iniezione letale è stato testato e approvato da personale della polizia giudiziaria statale. Una comunicazione macabra e che mette i brividi al solo pensiero.
Una situazione che lascia di stucco per tante ragioni. La prima è che si verifica dopo ben 25 anni di carcere, l’altra è per il suo comportamento all’interno del carcere. Moore, infatti, si è sempre contraddistinto per il suo rispetto delle regole, per il suo carattere socievole e aperto a ogni indicazione. Non ha mai creato problemi, offrendosi perfino volontario nell’aiutare a riabilitare altri prigionieri. Un comportamento a quanto pare non sufficiente per evitargli la massima pena. Ora Moore si trova davanti all’ultima decisione della sua vita, la più difficile o, forse, anche la più semplice, nella speranza è che qualcosa possa cambiare nei prossimi venti giorni.