Tanti appassionati hanno dovuto fare i conti con i rincari che sono quasi triplicati rispetto all’anno scorso e si rinuncia a sciare
Andare a sciare richiede quasi un finanziamento o accendere un mutuo. Un’esagerazione? Può essere, ma non si è tanto distanti da questi esempi se si considera che negli ultimi anni i prezzi sono saliti in maniera vertiginosa. Basti pensare che, bene o male, fino a due anni fa o anche all’anno scorso, fare una settimana bianca per una famiglia di quattro persone in media costava dai 1.500 ai 2.500 euro, adesso i costi sono quasi raddoppiati, quasi non bastano oltre 3 mila euro. Un’enormità. E che si vada dal Nord e anche in centro, anche se i posti non sono poi così tanti sugli Appennini per via della poca neve.
Per molti può sembrare una pazzia e vedendo i prezzi, in realtà è così, ma ci sono persone che hanno messo da parte dei soldi per l’inizio dell’inverno proprio per permettersi di andare a sciare con la propria famiglia così come si fa l’estate per il mare. E il paradosso è che, vedendo alcune proposte, sembra essere addirittura meno costoso andare al mare in inverno o in crociera piuttosto che andare sulle Dolomiti.
E la conferma dei prezzi così alti arriva da Assoutenti, associazione specializzata che, come ogni anno, ha stilato un report preciso e dettagliato dei costi per andare in montagna a sciare, cercando di prendere le maggiori località sciistiche del nord e del centro Italia. E i dati sono davvero imbarazzanti perché c’è un aumento in tutti i settori. Basti pensare che il solo skipass, ovvero il documento digitale che permette di salire sugli impianti per andare a sciare, ha un costo medio per una persona che va da 450 euro fino a quasi 900 euro. Un I-phone costa di meno.
Prezzi proibitivi che, invece di avvicinare le persone ad uno sport che si pratica solo in determinati periodi dell’anno, le allontanano, con tante di loro che, facendosi due conti, magari preferiscono andare al mare al caldo, anche perché in alcune circostanze si paga anche meno. Sulla neve, anche e soprattutto per quanto avvenuto durante il Covid e pure per via delle condizioni meteo (non più come una volta ndr), c’è un giro d’affari di parecchi miliardi, oltre 10. Le strutture ricettive, come rifugi, ristoranti, scuole di sci, divertimenti, commercio e servizi vari sono aumentati a livelli che vanno oltre al limite consentito. Ci sono tanti operatori che tentano di tenere i prezzi bassi, ma non ce la fanno più di tanto anche perché i costi per mantenere determinate strutture sono lievitati anch’essi.
“Ad alimentare il business della neve è soprattutto il caro-prezzi” segnala l’associazione, in quanto “le tariffe degli skipass, anche in assenza del caro-energia, continua a salire senza sosta, registrando in alcuni casi rincari che sfiorano il +30% in tre anni: ad esempio per il Dolomiti Superski il biglietto giornaliero sale del +3,8% rispetto allo scorso anno e del +23,9% rispetto al 2021; a La Thuile il giornaliero rincara del 19,1% sul 2021 mentre a Courmayeur del 19,6% (+3,1% rispetto allo scorso anno). A Cervinia Valtournenche si spende il 3,4% in più sul 2023, +15,1% in tre anni..
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