Shengjin e Gjader: operativi i centri migranti in Albania, ecco cosa sono e quanto ci costano

Con la partenza del primo gruppo di migranti su una nave della Marina Militare diretto in Albania entra finalmente nel vivo l’operazione voluta dal governo italiano insieme a quello albanese

Con alcuni mesi di ritardo sulla tabella di marcia è ufficialmente cominciata l’attività dei centri che accoglieranno i migranti in Albania, intercettati e raccolti dalla Guardia Costiera e dai militari italiani nelle acque internazionali. I primi 16 sono stati imbarcati sulla motonave Libra della Marina Militare e arriveranno domani in territorio albanese.

centri migranti
Il centro migranti in Albania

 

Il trattato è stato siglato il 6 novembre scorso tra la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il primo ministro albanese Edi Rama, e avrà una valenza di 5 anni, con la possibilità di essere anche prorogato per altri 5. Il protocollo d’intesa ha tra i suoi pilastri la costruzione e la gestione di due centri per migranti, dove verranno smistate le persone trasferite in Albania.

Finalmente in funzione

Con un certo ritardo sulla tabella di marcia sono state finalmente consegnate, alcune settimane fa, le strutture frutto del protocollo d’intesa tra Italia e Albania con cui il governo guidato da Giorgia Meloni intende prevenire i flussi migratori irregolari, accogliendo solo chi ha diritto a protezione internazionale. Uno screening a cui verranno sottoposti tutti i migranti intercettati dalla Marina italiana in acque internazionali. E ieri è finalmente partito il primo gruppo di migrati con direzione Shengjin, nella costa nord dell’Albania, a una sessantina di chilometri da Tirana, dove è stato costruito il centro di prima accoglienza. Qui verranno effettuate tutte le procedure come l’identificazione e la registrazione delle persone che dovranno essere poi ricollocate in Albania. In seguito saranno trasferite nell’ex base area militare di Gjader, a poche decine di chilometri di distanza. La prima struttura potrà ricevere fino a 200 persone contemporaneamente, mentre il secondo centro avrà una struttura più grande e sarà diviso in tre sezioni: un centro da 880 posti che ospiterà i migranti che hanno fatto domanda di asilo e sono in attesa della risposta, un centro da 144 posti per i rimpatri dei migranti che hanno visto respinta la richiesta d’asilo, e anche un penitenziario da 20 posti per chi compie reati all’interno del campo.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il primo ministro albanese Edi Rama – Cityrumors.it – Ansafoto

 

I costi per l’Italia

La gestione di questi centri di accoglienza avrà una ricaduta economica per l’Italia che qualcuno ha già provveduto a quantificare in poco più di 600 milioni di euro per i primi cinque anni di durata del contratto siglato tra Italia e Albania. Circa 160 milioni sono stati già spesi per la costruzione dei due campi, altri 300 milioni andranno alle Forze dell’Ordine e ai funzionari presenti nei centri di accoglienza e il resto sarà per le altre spese come il noleggio delle navi per il rimpatrio dei migranti o le trasferte degli avvocati che saranno chiamati a chiarire le varie situazioni personali. L’operazione ha avuto l’avallo anche della presidente della Ue, Ursula von der Leyen che, in una lettera ufficiale, ha chiarito che “con l’avvio delle operazioni del protocollo Italia-Albania, saremo anche in grado di trarre lezioni da questa esperienza nella pratica. Dovremmo anche continuare a esplorare possibili strade da percorrere riguardo all’idea di sviluppare centri di rimpatrio al di fuori dell’Ue, soprattutto in vista di una nuova proposta legislativa sui rimpatri”. Sono 6 cittadini egiziani e 10 bangladesi a inaugurare questa nuova fase che potrebbe cambiare per sempre il flusso migratorio verso l’Europa.

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