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Si invaghisce di un uomo e lo perseguita: “Offro mille euro per le tue mutande”

Un uomo si è rivolto alla Polizia dopo l’ennesimo episodio di stalking da parte di un ragazzo conosciuto in palestra: “Mi ha fatto le proposte più strane. Non mi lascia mai in pace”

Quando lo ha conosciuto in una palestra, pensava di aver incontrato un uomo interessante e con il quale approfondire la conoscenza. Ma a distanza di qualche settimana, ha dovuto constatare che la sua vita era decisamente cambiata. B., un ragazzo di trenta anni, ha iniziato a ricevere messaggi strani, richieste insolite e video che arrivavano continuamente sul suo cellulare. “Uno stress continuo. Non mi lasciava mai in pace. e nel giro di pochi giorni la situazione è peggiorata”. La vittima si è presentato più volte alla polizia, denunciando le molestie ricevute: ma nulla sembra essere cambiato.

Un offerta shock. Un uomo ha offerto mille dollari per un paio di mutande – Cityrumors.it

M.B., anche lui trentenne, ha iniziato a inviargli messaggi di continuo: mandava foto dei luoghi che generalmente frequentava (lasciando intuire che fosse perfettamente a conoscenza delle sue abitudini) e video strani: una volta grazie al computer realizzò un suo avatar, che fingeva di scavalcare la porta dell’abitazione di B. Un continuo di messaggi, foto, video, telefonate che hanno esasperato la vittima. Che ad un certo punto ha deciso di rivolgersi alla polizia. Anche perchè gli continuavano ad arrivare richieste di amicizia sui social da utenti sconosciuti e palesemente fake.

“Quando ho parlato con lui ha detto di avere tendenze suicide”

La vittima si è rivolta per la prima volta alla polizia nel febbraio 2021. Pochi mesi prima aveva scambiato il suo numero di telefono con M.B., conosciuto in una palestra: “era partito con dei messaggi innocui, poi le richieste di accompagnarmi in palestra, infine una serie continua di messaggi ovunque: whatsapp, social, a casa, via mail. Ha iniziato a molestarmi“. B. si rivolge alla polizia, che prima gli consiglia di parlare con  l’altro uomo. “Gli ho chiesto più volte di smettere e gli avevo detto che non volevo più contatti, ma lui continuava a chiamarmi, a mandarmi messaggi e a chattare con me. Regolarmente con numeri sconosciuti e stranieri o con profili falsi sui social. Se non rispondevo subito, ricevevo spesso messaggi arrabbiati e lui mi ricattava emotivamente. Diceva di avere tendenze suicide”.

Il tribunale dovrà emettere la sentenza in un caso di stalking – Cityrumors.it (1)

M.B. è stato convocato una prima volta per un interrogatorio dalle forze dell’ordine e dichiara, di fronte alle autorità, di aver agito per disperazione perché B. non lo contattava più e si rifiutava di rispondere alle sue richieste. La polizia lo ha esortato a fermarsi immediatamente. Il faccia a faccia con gli inquirenti sembra aver sortito gli effetti sperati. Per sei mesi la vittima non ha notizie dell’altro uomo. La situazione sembra volgere al meglio, ma a settembre torna l’incubo. B. torna dai poliziotti e mostra loro una lunga serie di messaggi sui social e whatsapp. Inoltre, negli ultimi giorni ha ricevuto dozzine di richieste di amicizia da parte di persone “sconosciute” e diversi messaggi da utenze e numeri  sconosciuti. Il giorno del suo compleanno, la vittima ha ricevuto a casa un pacco postale contenente cioccolata e vestiti nuovi.

“Mille euro per la tua biancheria intima”

“Ma non è finita qui”, ha detto la vittima alla polizia durante la sua seconda denuncia. “A quanto pare aveva comprato una maglietta da Vinted, identica alla mia con la quale dormiva”. Un modo per sentirsi vicino a lui nonostante la distanza: per sentirsi ancora più a contatto con la sua vittima gli ha anche fatto una proposta shock: “E’ arrivato a farmi un’offerta per avere le mie mutande. Il mio intimo. Mi ha scritto che era disposto ad arrivare fino a mille euro per avere tutto il mio set”. A quel punto B. torna dalla polizia, che convoca anche M.B. Il quale  non si presenta però al nuovo interrogatorio. La polizia irrompe a casa sua ed effettua una perquisizione. Ma l’uomo assume un atteggiamento poco collaborativo. Secondo il racconto dei protagonisti, l’uomo “non voleva che la polizia perquisisse la sua casa, si è rifiutato di parlare e ha persino finto di dormire quando è stato interrogato dagli agenti”, ha chiarito il pubblico ministero durante l’udienza.

Nel corso del processo (che si è concluso con il suo rilascio), M.B. conferma di aver acquistato una maglia identica a quella della sua vittima e di averlo cercato per un’ultima chiacchierata che avrebbe dovuto mettere fine alla storia, ma esclude di aver fatto offerte per la sua biancheria intima: “E’ una storia inventata”, dichiara davanti ai giudici. Per il resto “sapevo che quello che facevo fosse una molestia. Ma lo sapeva il mio cervello, non il mio cuore”. Dopo il rilascio, la situazione non è cambiata. A febbraio del 2023 l’uomo è tornato nuovamente davanti ad un giudice: “Su di lui c’erano segnalazioni settimanali e la vittima è stata costretta anche a cambiare numero di telefono”. Il trentenne  è stato arrestato questa volta dal giudice istruttore. La sala di consiglio gli ha permesso di lasciare il carcere pochi giorni dopo, ma sotto sorveglianza elettronica. Fino a settembre 2023. Poi è arrivata un’altra denuncia da parte della vittima. “Per quattro anni, con una pausa di soli 10 mesi, ha aggredito la sua vittima in vari modi. Questo nonostante gli sia stato chiaramente chiesto di smettere”, ha concluso il procuratore. “Anche mentre era a casa con un braccialetto alla caviglia e nonostante le diverse accuse. Ha ricominciato più e più volte”.

La polizia è intervenuta ed ha arrestato l’uomo, scavando poi nei suoi precedenti – Cityrumors.it

La richiesta del Pm durante il processo

Il pubblico ministero ha quindi chiesto una pena detentiva di 30 mesi e ha fatto riferimento anche a una condanna del 2016. All’epoca, l’uomo era stato condannato a 3 anni di reclusione con sospensione condizionale della pena per  violenza sessuale su minore, nonché per pirateria informatica e uso improprio di apparecchiature informatiche elettroniche. Rischia anche una richiesta di risarcimento danni da parte della vittima. Si è costituito parte civile. “Ora è andato molto lontano, è fuggito”, ha detto il suo avvocato Laure Verheyen. “Non dorme più e deve guardarsi indietro tutto il tempo per paura”.

L’avvocato difensore ha provato a spiegare le ragioni del suo cliente, parlando anche della sua religione e di come abbia sempre avuto un comportamento lineare. “Ad un certo punto ha anche pensato che volesse dare una mano all’altro uomo, avendo lavorato anche in un centro di recupero. Ma solo ora ha realmente capito cosa abbia fatto”. Motivo per il quale ha chiesto alla corte la libertà vigilata o subordinata al servizio in comunità.

 

 

Paolo Colantoni

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