Addio allo Smart Working per legge, arriva il parere da parte dell’esperto psicologo che ne ha parlato nel corso di una intervista all’Adnkronos
A partire dal 1 aprile lo smart working verrà completamente abolito. No, non si tratta affatto di un “pesce d’aprile” (come in molti avevano pensato in questi giorni) ma di una decisione ferrea presa da parte del governo targato Meloni. Addio ad una finzione fortemente voluta dall’ex governo Conte durante il periodo della pandemia da Covid da marzo del 2020. L’obiettivo di adesso, infatti, è quello di ritornare in presenza: ovvero la “normalità”.
In merito a ciò è arrivato anche il parere da parte del presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi, David Lazzari. Quest’ultimo ne ha parlato nel corso di una intervista che ha rilasciato ai microfoni di ‘Adnkronos Salute‘ in cui ha spiegato il suo punto di vista. L’esperto psicologo ci ha tenuto a precisare che non deve essere assolutamente liquidato come un tema di emergenza, ma che deve far parte di una riorganizzazione complessiva.
Addio allo Smart Working, il parere di Lazzari
Quello che non cambia (anzi resta aperta) è la strada che riguarda gli accordi individuali tra azienda e lavoratori. Queste sono alcune delle sue considerazioni a riguardo: “Io credo che non si deve generalizzare sull’uso dello smartworking, ci saranno persone che dall’1 aprile subiranno questa decisione e altri invece che vivranno meglio il ritorno totale in presenza. Si deve tenere conto delle esigenze del lavoratore e del datore. Deve essere una delle opzioni, concordata e programmata“.
Per Lazzari non ci sono dubbi: l’optimum è una forma mista, sia in presenza che in remoto. Ricordiamo, però, che accordi nazionali su questo tema non sono ancora stati presi. Precisa che mantenere un livello importante di presenza all’interno di determinati contesti lavorativi è un qualcosa di veramente fondamentale. Anche se una risposta effettiva, sul fatto che sia meglio lo Smart Working oppure andare a lavorare in ufficio, ancora non c’è.
In conclusione ci tiene a ricordare: “Il lavoro da remoto, in questo contesto, deve essere una opzione offerta al lavoratore. Magari si può anche pensare di mandare per qualche giorno il lavoratore in presenza ed altri farli rimanere a casa. Quello di cui abbiamo bisogno è flessibilità per le esigenze psicologiche del lavoratore, ma soprattutto rispettare le scelte delle aziende“.