In molte città sono arrivati i distributori automatici di quotidiani. L’ennesimo schiaffo agli edicolanti., una categoria in grossa difficoltà: il nostro viaggio tra i giornalai italiani: “I quotidiani non si vendono più. Ecco come andiamo avanti…”
La diffusione dei distributori automatici di quotidiani nel centro di Roma, ha creato scalpore ed amplificato ulteriormente un problema che attanaglia da tempo un intero settore. In Italia stanno scomparendo le edicole: secondo i recenti dati pubblicati dallo Snag, il sindacato nazionale autonomi giornalai aderente alla Confcommercio, in oltre il 25% dei Comuni italiani, non esiste più la figura del giornalaio. Nel nostro Paese ci sono attualmente meno di 12 mila edicole (11904): nel 2021 ne sono state chiuse 844: un pò è meglio è andata nel 2022, con 441 chiusure. “Ma viviamo una situazione di grande emergenza. Il nostro lavoro ha subito la crisi della carta stampata. Internet ha rivoluzionato il modo di distribuire le notizie e i quotidiani non si vendono più come prima”, ci dice Ivano, che gestisce un’edicola nel cuore della capitale.
Proprio a Roma sono sorti da pochi giorni una serie di distributori automatici dei quotidiani, destinati a creare ulteriori problemi ai gestori delle edicole. “Già in altre città erano stati diffusi. E’ chiaro che sarà un qualcosa che ci penalizzerà, ma se vogliamo sopravvivere, dobbiamo cercare di inventarci qualcosa. Come stiamo facendo da anni”. Eppure gli italiani continuano a strizzare l’occhio ai chioschi che vendono giornali e riviste. Secondo un recente sondaggio più ‘di un italiano su tre va in edicola ogni settimana con una spesa media di quasi 10 euro; di questi, la maggior parte ha un punto vendita di fiducia (per l’81,8%) e facile da raggiungere (per l’89,3%), oltre la metà preferisce le edicole chiosco. “E’ vero – continua Marco, che da anni ha un chiosco di giornali nella periferia Est di Roma – ma per quello che riguarda la mia esperienza si tratta prevalentemente di due tipi di clientela: le persone anziane, che non hanno dimestichezza con i siti internet e con la lettura online dei quotidiani principali, e i bambini. Vendiamo tanti settimanali o speciali dedicati ai più piccoli: collezioni, giochi e altre cose che riguardano i bambini”.
In molte zone delle principali città, le edicole sono scomparse. “Io vivo nella periferia est di Roma – ci dice Adriana, 76 anni – e prima nel mio quartiere c’erano almeno quattro giornalai. Ora sono tutti spariti. Ogni volta, se devo comprare qualcosa, devo fare più di due chilometri per trovare l’ultima edicola superstite. Cosa compro? In casa mia non manca mai la settimana enigmistica”. Un problema condiviso anche dai più giovani. “Io ammetto di leggere prevalentemente i quotidiani online – sottolinea Paolo, 43 anni – ma con una figlia piccola, vado spesso alla ricerca delle figurine, dei fumetti o degli speciali che settimanalmente escono in edicola. Nel mio quartiere ce n’erano tre: ora ne è rimasta una”.
Andrea gestisce da anni un’edicola sul litorale romano. E’ uno di quei giornalai che ha saputo resistere, trovandosi però costretto a fare i salti mortali: “Gestisco un’edicola da 12 anni, nel mio quartiere fortunatamente sono l’unico e vado avanti tra mille e mille difficoltà, nel quartiere vicino al mio, un edicola ha provato ad aprire più volte, con gestioni diverse ma alla fine hanno desistito tutti, quindi da questo punto di vista mi ritengo molto fortunato”. Per resistere, Andrea e gli altri “superstiti”, sono stati costretti a rivedere il loro classico modus operandi: “Oramai la sola vendita dei quotidiani o periodici ovviamente non basta più, come lavoro mi sono dovuto praticamente reinventare tutto, io personalmente più che edicola, sono diventato una vera e propria giocheria sfruttando il fatto che nelle mie vicinanze ci sono asili e una scuola elementare”. Pensiero condiviso da Ivano: “Io ho la fortuna, rispetto ai miei colleghi che hanno chiuso, di avere il chiosco in una piazza che è attaccata ad una scuola. La mattina ci sono tanti bambini e famiglie che mi vengono a trovare e comprano tante cose. Ma sono quasi dipendente dalla scuola. Nel 2021 ha chiuso per ristrutturazioni ed è stata un anno ferma. Non nascondo che ho sofferto tantissimo. Ora fortunatamente le cose sono andate diversamente”.
Ma le scuole e gli acquisti dei genitori dei bambini, non possono bastare: “Io ho messo svariati servizi, sono diventato punto di ritiro Amazon, IBS Libraccio, poste e lo sto per diventare anche della GLS. Possibilità di richiedere stampa documenti del comune (certificati di residenza, stati di famiglia ecc ecc…) Sono diventato punto vendita ufficiale Vivaticket e servizi Snaypay. Consegna a domicilio. Punto vendita ufficiale StarComics (il più importante distributore di fumetti d’Italia) e ho allestito una parte dedicata solo ed esclusivamente alla cartolibreria”, continua Andrea, confermando che, solo attraverso la vendita dei giornali, sarebbe impossibile andare avanti. “Non scherziamo – prosegue Marco – i giornali e le riviste una volta rappresentavano l’80% del nostro lavoro. Oggi non è più così. Solo il lunedì, dopo le partite, spesso facciamo numeri alti: ma dipendiamo anche dai risultati di Lazio e Roma (ride ndr.).
La creazione dei distributori automatici di giornali, che cominciano a diffondersi nelle città, vengono visti con preoccupazione: “Certo che spaventano, è l’ennesima prova che le case editrici e i vari distributori nazionali vogliono affossare le edicole ed essere venditori diretti al pubblico“, ribadisce Andrea. “I contratti che abbiamo sono vecchi di trent’anni e per me non vengono di proposito rinnovati. Per i tempi attuali sono ridicoli. Con la possibilità di fare abbonamenti delle varie raccolte direttamente con le case editrici a prezzi stracciati on-line, il distributore di giornali è solo un altro tentativo di far sparire l’edicola. Ci hanno obbligato a mettere il pos, quindi pagare un nuovo servizio, lavorando con i prezzi imposti proprio dalle case editrici, la conseguenza è che i vantaggi si assottigliano ulteriormente, per non parlare ovviamente delle tasse che sono veri e propri macigni.
Tra le grandi città, Roma (con la sua enorme provincia) è quella che ha fatto registrare i numeri più preoccupanti. Nel 2022 sono state ben 77 le edicole che hanno chiuso. Alle sue spalle Milano (34 chiusure in citta e 61 considerando la Provincia), Napoli (che ha visto 34 edicole chiudere in modo definitivo la serranda) e Firenze con 28 chiusure. La ricerca condotta dai sindacati di categoria ci dice inoltre che il 40% delle edicole sono imprese femminili. A pesare è il calo dei giornali e delle riviste. Che nei decenni scorsi rappresentavano il motore delle vendite: “La vendita dei soli giornali o riviste è crollata drasticamente è una questione generazionale: se nel 2012, quando ho iniziato, vendevo 50- 60 copie de Il Messaggero al giorno, ora ne vendo una decina, giovani che acquistano il cartaceo ce sono davvero pochi, internet da questo punto di vista ha ovviamente contribuito molto. Persone in là con l’età comprano ancora il giornale ma mese dopo mese sono sempre meno”, dice Andrea. “Per anni ho campato con le riviste – continua Ivano – ce n’erano di tutti i gusti: i settimanali che si occupavano di gossip, i mensili sportivi. Ora ne sono rimasti pochissimi. Ripeto, ci danno una mano ancora gli speciali per i bambini. Ma quanto riusciremo ad andare avanti così?”
Il futuro spaventa gli addetti ai lavori, che si aspettano risposte e aiuti dal Governo per provare a fermare l’emorragia e guardare ai prossimi anni con occhi diversi: “Lo Stato ci sta fornendo degli aiuti, una volta l’anno, dal post Covid in poi ci arriva la Tantum di 2mila euro grazie al nostro sindacato il Si.na.gi. Ma la cosa più importante da fare è il rinnovo del contratto nazionale, renderlo attuale, capendo le esigenze dei giornalai, solo così la categoria può essere salvata”, conclude Andrea.
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