Il famoso sceneggiatore statunitense prende di mira il capolavoro di Tarantino, definendolo uno dei peggiori film del cinema americano
Stephen King, sceneggiatore e scrittore americano, oltre a essere noto per le sue opere è celebre anche per le sue critiche nei confronti di molti film, considerati veri capolavori della cinematografia mondiale. Tra questi vi è anche una delle più grandi produzioni dello stimatissimo Quentin Tarantino: Kill Bill. Messo in circolazione nel 2003, la sua trama ha come protagonista Beatrix Kiddow – interpretata da Uma Thurman – nota come Black Mamba. Un’assassina facente parte della squadra chiamata Deadly Viper Assassination Squad (DiVAS), al soldo del misterioso Bill – David Carradine -, dal quale però decide di separarsi per fuggire a a El Paso, in Texas.
Nel giorno del suo matrimonio, alcuni componenti del suo clan si rifanno vivi, uccidendo tutti i presenti, compreso lo sposo. Beatrix riesce a fuggire e dopo quattro anni decide di vendicarsi di quanto accaduto. Si mette alla ricerca della sua gang con l’obiettivo di stanarli e poter finalmente servirgli il favore. Un film pieno di violenza, caratteristica principale di Tarantino, che fa da contorno a una storia emozionante e avvincente. Tuttavia, l’idea del regista non è stata gradita a King che, in un saggio pubblicato nel 2007, l’ha criticato aspramente e senza peli sulla lingua.
L’unica a salvarsi da questo pesante attacco è stata l’attrice, Uma Thurman, che però a detta sua non interpreta un personaggio apprezzabile: “Kill Bill non è l’apoteosi della bruttezza come Mars Attacks! o Mammina cara, ma è stupidamente pieno di sé” – scrive King, che poi aggiunge – “Uma Thurman fa del suo meglio, ed è la cosa migliore del film, ma alla fine è imprigionata nell’immagine di questa donna, che è più un’etichetta che un essere umano. Lei, Dio ci salvi, è La Sposa“. Insomma, ne ha per tutti e di ogni. Un vero e proprio accanimento che prosegue imperterrito.
Dopo aver fatto un paragone con Mystic River di Clint Eastwood, a detta sua molto più attrattivo per uno spettatore, infatti, si concentra sul tema della violenza, definendo le scene irrealistiche, fittizie: “La violenza è coreografata come nelle danze acquatiche dei film di Esther Williams. Quando la Sposa elimina almeno 70 criminali a colpi di kung-fu, il sangue scorga dagli arti amputati, spesso in graziose spirali. E la litania delle battute nel film è così noiosa. Non c’è neanche un finale; eppure, ci viene detto di restare sintonizzati perché ce ne saranno ancora. Altri colpi di karate, altre grida di battaglia che somigliano al canto degli uccellini. Tutto è certamente ben fatto, per un po’ riesce anche a catturare la nostra attenzione, ma alla fine è tremendamente noioso, non credete?“.
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