Stop all’aggressione che vedono come vittime i medici, arriva il “pulsante d’allerta”: di cosa si tratta? Tutto quello che serve sapere in merito
Nel corso degli ultimi anni le aggressioni nei confronti dei medici e personale sanitario è aumentato in maniera incredibile ed, allo stesso tempo, vergognosa. I professionisti, infatti, sono arrivati al limite di quello che sono costretti (in più di una occasione) a vivere durante le ore di lavoro. Per cercare di contrastare questo assurdo fenomeno arriva un importante “assist” nei loro confronti. Fino a questo momento, però, solamente a Milano dove in tutti gli ospedali arriverà il “pulsante di allerta“.
Si tratta di un esperimento che, se dovesse fornire degli ottimi risultati, potrà essere inserito in tutti i pronto soccorso del Paese. In cosa consiste? Non è altro che un sistema che permette di contattare subito il 112, ovvero quando gli operatori sanitari si trovano in situazione di pericolo e non hanno il modo e né il tempo di chiamare il numero unico per quanto riguarda l’emergenza.
Fino ad ora è stato testato in cinque strutture nella città metropolitana. Successivamente toccherà anche in Brianza e a Lodi. Questo è quello che ha annunciato “La Repubblica“. Secondo quanto riportato dallo stesso quotidiano si tratta di un sistema che è stato già sperimentato nella metà dello scorso anno (per la prima volta). Come annunciato in precedenza in almeno cinque pronto soccorso del capoluogo lombardo: il Niguarda, il Sacco, il Fatebenefratelli, il San Paolo e il San Carlo.
Un test che ha fornito delle risposte positive sin dal primo momento. Tanto è vero che adesso si sta pensando di estendere il tutto anche in altri ospedali. Purtroppo però, le aggressioni negli ospedali (sia quelle fisiche che verbali) sono in costante aumento nel nostro Paese. Ed i dati sono terrificanti: dal gennaio al giugno del 2023 sono stati segnalati almeno 2.349 episodi. In tutti il 2023, invece, 3.313.
Almeno uno su tre viene registrato nei pronto soccorso, uno su quattro nei reparti di degenza e nell’8% dei casi nei servizi di psichiatria territoriale. Anche se si tratta comunque di dati non ufficiali visto che questi sono stati denunciati, mentre altri preferiscono non agire. La maggior parte delle aggressioni è verbale: vittime gli infermieri (60%), chirurghi (16,5%) e operatori socio-sanitari (8%).
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