Una tatuatrice di 26 anni è rimasta bloccata negli Stati Uniti e si trova lì da circa un mese per quello che sembrerebbe essere un equivoco
Una tatuatrice si trova bloccata negli Stati Uniti da circa un mese senza aver commesso alcun crimine. Questa è la notizia che sta circolando in tutto il mondo. Un’ingiustizia che sta facendo rumore e che, dopo la denuncia della donna di 26 anni, si spera possa portare a una risoluzione di una situazione che si è fatta a dir poco complicata.
Il suo nome è Jessica Brösche, ventiseienne originaria di Berlino, che era partita insieme a una sua amica americana – Nikita Lofving – per fare una vacanza in Messico, a Tijuana. Dopo aver passato qualche giorno lì, ha deciso di passare il confine per accedere agli Stati Uniti. A quel punto, però, qualcosa è andato storto.
Al valico della frontiera di San Ysidro, infatti, le autorità addette all’immigrazione hanno preso in custodia la ragazza. A raccontare quanto accaduto, entrando nel merito dei fatti, è stata la sua stessa compagna di viaggio, Nikita, che intervenendo ai microfoni della CNN ha raccontato:
“L’hanno presa proprio davanti a me. Passarono due ore e poi mi chiamò e disse che la stavano rimandando in Germania. Da lì mi avrebbe richiamato”. Attualmente, due settimane dopo l’intervista della Lofving, la speranza della tatuatrice di lasciare gli Stati Uniti è sfumata e attualmente sarebbe detenuta nel centro di Otay Mesa, nella contea di San Diego.
Jessica Brösche sarebbe in attesa di essere espulsa da circa due settimane, in modo da poter porre la parola fine sulla vicenda. In un’intervista telefonica rilasciata al KGTV a febbraio, ha raccontato di aver passato otto giorni in una cella di isolamento subito dopo l’arresto.
Versione, però, che è stata prontamente smentita dalla CoreCivic, la società carceraria privata che gestisce Otay Mesa. Sempre nell’intervista rilasciata alla CNN, Nikita Lofving ha provato a ipotizzare un’incomprensione tra le due parti che avrebbe portato a questa drammatica situazione.
“Lei è venuta per lavorare, ma non per soldi” – ha detto Lofving – “Abbiamo un accordo come artisti. È una delle mie migliori amiche. Stiamo lavorando a questo progetto di tatuaggio sul mio corpo da cinque o sei anni e in cambio io le faccio dei vestiti” ha concluso.
La speranza è che entro l’11 marzo la tatuatrice possa essere liberata, così da far ritorno a casa, ma al momento non ci sono conferme al riguardo. Un portavoce del consolato tedesco ha voluto sottolineare la loro massima collaborazione: “Sono a conoscenza della questione e sono in stretto contatto con le autorità statunitensi competenti e con la famiglia e gli amici intimi della persona coinvolta”.
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