Joussef Moktar Loka Baron, 18enne egiziano detenuto nel carcere di San Vittore a Milano, è morto carbonizzato nelle sua cella.
La tragedia è avvenuta intorno a mezzanotte. Sul caso la Procura della Repubblica di Milano ha aperto un fascicolo d’inchiesta: al momento il compagno di cella del giovane è indagato per omicidio colposo. Joussef si trovava nel penitenziario milanese in quanto accusato di rapina. Era detenuto da luglio ed in attesa del processo. Come già accennato, stando alle prime ricostruzioni, il rogo si sarebbe sviluppato intorno alla mezzanotte.
Gli agenti della polizia penitenziaria sono riusciti a mettere in salvo il compagno di cella della vittima che ha riportato solo una lieve intossicazione. Nulla da fare purtroppo, invece, per il ragazzo rimasto intrappolato nelle fiamme. La polizia penitenziaria sta indagando sull’episodio, coordinata dal pm di Milano Carlo Scalas. Pare che le fiamme siano partite da un materasso che era stato portato in bagno.. L’ipotesi è che si sia trattato di una forma di protesta finita in tragedia.
Negli ultimi mesi diversi incendi sono stati appiccati dai detenuti di San Vittore, che risulta essere il carcere più sovraffollato d’Italia. Una volta esploso il rogo, ad attirare l’attenzione degli agenti sono state le grida del compagno di cella, rimasto completamente illeso. L’indagato sarà sentito in queste ore dagli investigatori per fornire la propria versione dei fatti. Sul posto è intervenuta anche la polizia scientifica per tutti i rilievi del caso.
Secondo Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa polizia penitenziaria, la morte del 18enne egiziano va ad aggiungersi ai 70 detenuti e ai 7 agenti che si sono tolti la vita dall’inizio dell’anno, nonostante in questo caso l’ipotesi del suicidio sia lontana. “Quanto accaduto a San Vittore mette ancora una volta a nudo la crisi senza precedenti del sistema penitenziario”, ha detto De Fazio.
Bisogna ricordare che attualmente a San Vittore si trovano 1.100 detenuti, a fronte di 445 posti disponibili, con un sovraffollamento di oltre il 247%. A sorvegliare sulla situazione del carcere sono 580 agenti della polizia penitenziaria rispetto a un fabbisogno di almeno 700. Una serie di proteste hanno interessato numerosi istituti (anche minorili) in tutte le regioni italiane. Il tasso di sovraffollamento è arrivato ad oltre il 131% ed è in costante crescita, con strutture penitenziarie a volte fatiscenti.
“È fondamentale – ha affermato il presidente dell’Ordine degli avvocati di Milano, Antonino La Lumia – mettere in campo un lavoro istituzionale unitario, che vada oltre le appartenenze politiche. In gioco c’è il nostro senso di umanità e di civiltà. Non vi è alcun dubbio sul fatto che i reati debbano essere puniti; il punto è affrontare le reali necessità di un mondo complesso. Occorrono interventi del governo decisi e urgenti”.
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