Trump scommette sul futuro dell’Ucraina: un giorno potrebbe addirittura diventare russa in cambio di 500 miliardi in terre rare.
“Un giorno potrebbe essere russa“, ha lanciato Trump, in un’intervista a Fox News, come se commentasse una questione da manuale. Il presidente degli Stati Uniti non si limita a teorizzare: parla di un possibile accordo, di un futuro in cui l’Ucraina, in un alternarsi di scelte e contrasti, potrebbe addirittura ritrovarsi a essere “russa” – o, altrimenti, no.
Le parole, pronunciate a pochi giorni dal terzo anniversario dell’invasione russa, risuonano come una scommessa sul destino della nazione slava, che resta ancora incerta.
Nel frattempo, Trump ha annunciato di aver chiesto all’Ucraina, in termini decisi, di fornire l’equivalente di circa 500 miliardi di dollari in terre rare. “Sostanzialmente hanno acconsentito”, ha aggiunto, suscitando scalpore e, allo stesso tempo, facendo emergere l’idea di uno scambio dove le risorse sotterranee possano rappresentare la moneta d’oro per un supporto militare.
È un approccio che riflette l’eterna dinamica di potere e scambio, dove la leva economica si intreccia con quella militare, in una formula che sembra uscir da un film di spionaggio.
Non solo, Trump ha confermato che il suo inviato, Keith Kellogg, sarà presto a Kiev: il 20 febbraio è la data prevista per l’arrivo nella capitale ucraina, come ha riferito ieri una fonte dell’ufficio del Presidente Zelensky all’AFP.
E non finisce qui: un portavoce ucraino, Sergiy Nikiforov, ha annunciato che Zelensky incontrerà venerdì il vice presidente degli Stati Uniti, JD Vance, a margine della Conferenza di Monaco, un incontro che potrebbe gettare le basi per ulteriori sviluppi in questa lunga trattativa.
Questo scenario di parole e promesse si intreccia con un appello deciso, lanciato da Zelensky agli alleati: “Investite qui”. L’invito, volto a raccogliere sostegno e a sfruttare le risorse strategiche, ricalca la richiesta di Trump sulle “terre rare” – un elemento cruciale per settori nevralgici dell’economia globale. La prospettiva è che, in cambio degli aiuti militari, l’Ucraina possa dare il via a un accordo che riequilibri le sorti di un conflitto che ha segnato gli ultimi anni.
In sostanza, le parole di Trump non sono solo retoriche: sono una sfida e un’offerta, una scommessa sul futuro in cui il destino dell’Ucraina, diviso tra l’essere “russa” o meno, potrebbe essere riscritto in cambio di risorse fondamentali. Un invito a riconsiderare i meccanismi di potere, dove il denaro e le risorse naturali si intrecciano con la politica internazionale, lasciando aperta la porta a scenari incerti e, forse, a un nuovo capitolo nel lungo cammino del conflitto ucraino.
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